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“Chiediamo la restituzione delle 24 società controllate dal gruppo di cui è capofila Tecnis Spa ai legittimi proprietari Mimmo Costanzo e Concetto Bosco Lo Giudice”. I pubblici ministeri Antonino Fanara e Agata Santonocito non hanno dubbi: l’amministrazione giudiziaria delle società ha “legalizzato i beni”. Cioè, ha ripulito le aziende di quei “comportamenti oggettivi, assunti dagli imprenditori, che avevano agevolato la criminalità organizzata”.
Ad essere “pericolosi”, secondo i pm, non sarebbero stati gli imprenditori stessi ma le società perché “particolarmente appetibili alla mafia”. Un “assoggettamento incolpevole”, dunque.
Mimmo Costanzo è in aula, prende appunti e ascolta la ricostruzione del suo lavoro nelle carte dei procuratori. Si commuove. Gli occhi sempre più lucidi mentre i legali fanno riferimento alla reputazione dell’azienda. La schiera di avvocati difende le “procedure severe, in perfetta regola con la legge, applicate dagli imprenditori”. Una gestione scrupolosa, con anticorpi contro le infiltrazioni di Cosa Nostra sin dal passato.
Secondo i difensori Attilio Foresta, Enzo Mellia, Carmelo Peluso, Antonio Fiumefreddo e Giuseppe Lo Faro, i due imprenditori sarebbero addirittura “vittime dell’interesse mafioso”. Così che “un anno di amministrazione giudiziaria non ha depurato l’azienda dal malaffare” perché il “percorso virtuoso era già stato avviato da Tecnis autonomamente”. Avrebbe confermato, invece, come l’attività dell’azienda non agevolasse Cosa Nostra. Un esame superato a pieni voti.
Le aziende furono poste sotto sequestro lo scorso febbraio in seguito a un’indagine dei carabinieri del Ros. Il sospetto era che le aziende non riuscissero a resistere a eventuali infiltrazioni mafiose. Generiche, però, sarebbero le dichiarazioni del collaboratore di giustizia secondo cui la Tecnis sarebbe stata vicina alla mafia. Nessun recente accertamento sui lavori e sui rapporti con i fornitori ha evidenziato legami con la criminalità organizzata. Quindi, secondo i pm, è venuta meno anche la “pericolosità del bene”.
Le 24 società controllate da Tecnis Spa, Artemis Spa e Cogip Holding Srl potrebbero tornare così nelle mani di Mimmo Costanzo e Concetto Bosco Lo Giudice. Resta al vaglio dei giudici Rosanna Castagnola, Carlo Cannella e Giuseppe Lamantia anche la possibilità di un controllo periodico sulle stesse.
“Che il bene ora sia legalizzato – conclude Fanara – non vuol dire naturalmente che rimarrà tale, ma sarà la storia a dircelo. Auguro agli imprenditori di mantenere la legalità”. La decisione potrebbe arrivare entro il 15 febbraio.
Tratto da tribupress.it