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Brexit, Igp e Dop a rischio: ecco come tutelare i prodotti

La Brexit mette a rischio il 30% dei prodotti agroalimentari italiani, che corrispondono a forniture stimate pari a circa 3,4 miliardi di euro (nel 2019).

Lo sostiene Coldiretti che mette in guardia. L’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea apre uno scenario problematico per i prodotti italiani agroalimentari (ma non solo). E potrebbe costare caro alle eccellenze del Made in Italy. Senza un accordo commerciale dettagliato tra le due parti si assisterebbe al ritorno delle frontiere. Con il conseguente pagamento di dazi e controllo delle merci che provengono dall’Italia. Ma sono anche a rischio le garanzie sulla tipicità dei prodotti.

Brexit: salvaguardare il Made in Italy

“Affinché si possa salvaguardare il “Made in Italy” agroalimentare è necessario stipulare un accordo nel quale vengano regolate una serie di questioni fondamentali per gli scambi commerciali” commenta Rosa Mosca, esperta di proprietà intellettuale dello studio legale di Rödl & Partner con 111 uffici e 4900 collaboratori in 50 Paesi in tutto il mondo, è uno dei maggiori studi professionali multidisciplinari a livello internazionale nelle aree della consulenza legale e fiscale, dei servizi di revisione, della consulenza del lavoro e dei servizi amministrativi in outsourcing. Rödl & Partner è presente anche in Italia, dove oltre 180 professionisti assistono clienti locali ed internazionali.

“Accordo – dice ancora Rosa Mosca – che non deroghi ad alcuni principi fondamentali dell’agricoltura europea” .

La tutela dell’ambiente e la salubrità degli alimenti, la salvaguardia dell’agricoltura in quanto tale, il riconoscimento dell’origine dei prodotti e delle materie prime sono fondamentali.

I suggerimenti dell’esperta per difendere i prodotti

“Ma non solo – continua l’esperta di Rödl & Partner – il riconoscimento delle indicazioni geografiche protette IGP o denominazione di origine protetta DOP, senza intesa, non sarebbero più garantite sul mercato britannico, con il conseguente avanzamento delle imitazioni e delle contraffazioni delle nostre specialità e il rischio di vendita in Paesi terzi che non rispettano gli standard europei come ad esempio gli Usa”.

“In attesa degli auspicati accordi commerciali del dopo Brexit  – conclude Rosa Mosca di Rödl & Partner – per ciò che concerne i titoli di privativa quali i marchi collettivi, che informano i consumatori che il produttore dei beni o il fornitore di servizi appartiene a una determinata associazione di categoria e che ha il diritto di utilizzare il marchio, come per esempio il Grana Padano o il Vetro artistico Murano e di certificazione dell’UE, che hanno lo scopo di certificare determinate caratteristiche dei prodotti o dei servizi, ci sarà la possibilità entro 9 mesi dall’uscita definitiva del Regno Unito dall’UE di creare un corrispettivo parallelo marchio nazionale, così da avere una tutela, seppur minima, del prodotti italiani nel Regno Unito”.

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