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Migliaia di imprese siciliane rischiano di andare a picco a causa della crisi provocata dalla pandemia di Coronavirus perché non sono in grado di coprire i titoli emessi per pagare i fornitori. L’allarme lo lancia il presidente siciliano di Confcommercio Francesco Picarella che chiede un intervento immediato: “Le richieste che riceviamo sono relative alle difficoltà di poter coprire i titoli emessi – dice Picarella -, ci sono fornitori che si chiudono nelle loro aziende e non rispondono o, nel migliore dei casi, affermano che non possono far nulla. L’imprenditore deve essere cosciente che a breve i titoli presentati in banca non potranno essere pagati per mancanza di liquidità. La qual cosa comporterà la chiusura definitiva di molte aziende”.
Picarella è preoccupato per la situazione economica che sta stringendo in una morsa le imprese siciliane. “Le piccole e medie imprese hanno avuto in questi anni la possibilità di lavorare emettendo titoli a scadenza. Le forniture non riescono ad essere pagate al momento anche per una farraginosità di accesso al credito del sistema bancario – aggiunge Picarella -. Il governatore Musumeci ha lanciato un grido d’allarme su questo problema. Ha portato alla ribalta un fenomeno che, se non affrontato in modo deciso, provocherebbe il collasso sistemico dell’economia”.
Imprese: approvare emendamento
E il presidente di Confcommercio Sicilia aggiunge che “l’emendamento, già presentato, all’art. 6 del decreto legge 2 marzo 2020 n. 9. L’articolo prevede la sospensione dei termini di scadenza dei titoli di credito con proroga delle scadenze per la durata di 200 giorni. Ciò fa ben sperare in una ripresa dell’economia al termine della pandemia”.
Ma prosegue Picarella “non si può far finta di nulla, senza la piccola impresa non ci saranno più città vivibili e visitabili, non ci saranno più borghi ed centri storici addobbati. Un’ulteriore melina su questi e sugli altri temi che riguardano le imprese siciliane e la loro sopravvivenza porterà inevitabilmente alla disperazione di coloro che hanno riposto nella partita Iva la sopravvivenza di se stessi e delle famiglie”, conclude.