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Può una piccolissima società rappresentare interessi così importanti da influenzare il governo fino a ottenere lo scioglimento di un Comune? E’ la domanda che tutti si fanno in questi giorni alla luce della relazione definitiva della commissione regionale Antimafia sul ciclo dei rifiuti in Sicilia presieduta da Claudio Fava. La commissione dell’Ars, mette in relazione, e lo fa con un intero capitolo, lo scioglimento del consiglio comunale di Scicli con la piattaforma per rifiuti (pericolosi e non) da 200 mila tonnellate annue autorizzata dalla Regione siciliana in contrada Cuturi, nella primissima periferia di Scicli, a due chilometri circa dal monumentale Ospedale della città patrimonio Unesco.
Gli interrogativi e la relazione antimafia
La relazione, quindi, non approfondisce il «caso scioglimento» ma fa un focus esclusivo sulle connessioni che possono esserci tra il provvedimento del ministero dell’Interno e il progetto di realizzazione dell’impianto per il trattamento dei rifiuti. Il titolo del capitolo della relazione Antimafia infatti è «L’impianto ACIF e lo scioglimento del comune di Scicli».
L’Acif Servizi Srl, con amministratore unico Giovanni Fiorilla, ha un capitale sociale di 12 mila euro e nasce per operare nell’ambito del trasporto rifiuti.
Ma facciamo un passo indietro. Era il 5 aprile del 2016, i commissari straordinari del Comune di Scicli, sciolto per mafia il 29 aprile del 2015 con decreto firmato dall’allora ministro dell’Interno, Angelino Alfano, furono auditi in commissione Territorio e ambiente dell’Ars per dare risposte in merito alle sorti della cava di Truncafila, un luogo che, nonostante una delibera del consiglio comunale volesse tutelare eleggendolo a parco extraurbano, un accordo stipulato tra la triade commissariale e il Cas (Consorzio autostrade siciliano) destinava a discarica di inerti che sarebbe dovuta servire per lo smaltimento dei rifiuti provenienti dai lavori per la Siracusa-Gela.
La sorpresa in commissione Ambiente
In quella commissione il deputato ragusano Giorgio Assenza (oggi di Diventerà Bellissima) tirò fuori un documento dicendo: “stiamo parlando di una discarica di inerti, ma che mi dite di questa piattaforma già autorizzata?”. In Commissione ci fu il gelo: “Era- ricorda oggi Assenza- come se i commissari non avessero mai sentito parlare di Acif, e io non ho neanche motivo di dubitare su questo, ma il responsabile dell’ufficio tecnico non potè fare a meno di dire che la vicenda la conosceva bene”. Il documento tirato fuori da Assenza era il decreto 218 del 3 marzo 2016 con cui il “dipartimento regionale dell’Acqua e dei rifiuti della Regione siciliana”, autorizzava il progetto per l’ampliamento dell’attività di gestione dei rifiuti della piattaforma di trattamento e recupero di rifiuti pericolosi e non da 200 mila tonnellate presso Contrada Cuturi. Fino a quel momento nessuno aveva mai pubblicamente parlato di quel progetto e i primi a farlo, dopo l’Audizione all’Ars, siamo stati noi: il caso è stato raccontato per primo dall’autore di questo articolo sul Mattino di Sicilia con un pezzo pubblicato il 7 aprile del 2016.
A Scicli scoppia il finimondo: sin dal primo esame l’autorizzazione,appare monca per l’assenza di diversi pareri obbligatori e per il ribaltamento di scelte urbanistiche fatte dal consiglio comunale e riguardanti quei territori addirittura dal 2010. Legambiente regionale verrà in soccorso del locale Comitato e di quei cittadini che intendono fare sentire la propria voce contraria mediante un ricorso al TAR Catania, ancora in via di definizione.
Le sospette anomalie nelle procedure
…..”Nel maggio del 2014- afferma Franco Susino – sindaco durante la «legislatura dello scioglimento» e indagato per concorso esterno in associazione mafiosa, accusa per la quale poi lo stesso è stato assolto con formula piena perché il fatto non sussiste (“…è inaudito – ha scritto il giudice nella sentenza – che l’accusa abbia superato il vaglio dell’udienza preliminare…”), ascoltato dalla commissione regionale Antimafia- la ditta ACIF presenta un progetto, io invio all’assessorato il mio parere negativo. Qua purtroppo succede una cosa… il 9 settembre 2014 la ditta presenta le controdeduzioni, però io non le ho mai viste! A me non sono mai arrivate! Manca il protocollo elettronico e non sono mai state siglate. Le conseguenze vengono citate nelle varie autorizzazioni della Regione che dicono che, noi, alle controdeduzioni non abbiamo dato nessuna risposta… è passato pure che ero favorevole perché non avevo risposto alle controdeduzioni!”.
Quella delle controdeduzioni è solo una delle anomalie riscontrate nell’iter che ha riguardato la vicenda che nonostante tutto è andata avanti contro tutto e tutti. Infatti, a fermare l’impianto non era bastata nemmeno una manifestazione popolare che il 6 maggio 2016 aveva visto scendere in piazza migliaia di cittadini – si parlò di almeno di 5 mila persone – per “insorgere” contro una piattaforma industriale che, secondo gli organizzatori e la cittadinanza, avrebbe aperto la strada all’industrializzazione di quella parte della campagna iblea e stravolto definitivamente il futuro di una Scicli rivolta al buon vivere, avvicinandola al destino delle aree siciliane occupate dalle attività petrolchimiche.
Pochi mesi dopo, in piena estate, verrà vanificata la prima revoca in autotutela firmata dall’Assessore Vania Contraffatto. A nulla valse l’intervento di Legambiente in soccorso della Regione Siciliana, bersaglio del ricorso dell’impresa presso il Tar Catania. A quanto sembra, gli uffici regionali non si sarebbero mostrati particolarmente solerti nel produrre la documentazione richiesta dal Tribunale, sino a determinarsi l’approvazione del ricorso.
Ben altro accadde nei mesi successivi, sino ad arrivare al giugno 2018, con il sequestro dell’impianto chiesto e ottenuto dai Carabinieri del Noe con ipotesi di reato di illecita gestione di rifiuti. Era accaduto che nel settembre 2016 il Libero consorzio comunale di Ragusa aveva comunicato all’Acif “la cancellazione dell’attività di recupero di rifiuti pericolosi e non pericolosi in procedura semplificata, iscritta al n.053 del Registro Provinciale Rifiuti, esercitata presso l’impianto di contrada Cuturi, con contestuale divieto di prosecuzione dell’attività stessa, per mancato rinnovo della Aua (Autorizzazione unica Ambientale). Già nel mese successivo avveniva il dissequestro, sulla base di quella Autorizzazione integrata ambientale n. 218/2016 che era stata rilasciata dalla Regione siciliana, ma per gli impianti previsti in quel progetto e che, per quanto è dato sapere, in fase di progetto ancora si trovavano.
Nei primi giorni di aprile 2018 perviene al Genio Civile di Ragusa e al Comune di Scicli un circostanziato esposto di Legambiente nazionale e locale, redatto in collaborazione con il locale Comitato sulla base di un attento esame della documentazione esistente e per la massima parte nota agli addetti ai lavori. Uno dopo l’altro, il Genio Civile e l’Utc comunale accertano abusi edilizi e urbanistici, fermano i lavori e sporgono ambedue separata denuncia alla Procura di Ragusa. Viene respinto il ricorso per sospensiva dell’Acif presso il Tar Catania e si perviene, nel febbraio di quest’anno, all’annullamento delle autorizzazioni rilasciate dalla Regione siciliana.
In queste ore la relazione della Commissione regionale antimafia getta ombre e sospetti sull’intera iniziativa dell’Acif, alludendo a interessi oscuri quanto talmente importanti da poter avere determinato lo scioglimento del Comune nel 2015.
L’ombra dei Servizi segreti italiani
…”Valutazioni preoccupanti – si legge ancora nella relazione della commissione antimafia regionale – perché propongono uno scenario in cui il contesto di convenienza non riguarda solo l’Acif ma si estende a tutti i soggetti interessati allo smaltimento dei rifiuti petroliferi della piattaforma Vega. Che quel contesto sia poi particolarmente torbido lo conferma una testimonianza acquisita durante il processo al sindaco Susino, quella del maresciallo dei carabinieri Furnò. Nel settembre 2013, spiega il sottufficiale in udienza, ci furono alcuni accessi alla banca dati del Ministero dell’Interno riguardanti il sindaco Susino, alcuni assessori e due dirigenti di Susino – e gli fu risposto che gli accessi erano stati fatti con gli user id di ‘foca 608’ e di ‘foca 606’, quindi due operatori diversi, in uso all’Aisi di Roma (l’Agenzia informazioni e sicurezza interna, i nostri servizi segreti interni, ndr). La ulteriore richiesta di notizie del maresciallo Furnò non venne esitata per ‘motivi di sicurezza”.
L’Acif – hanno sempre sostenuto i componenti del Comitato Salute e Ambiente- avrebbe dovuto servire alle aziende petrolifere. Ma cosa c’entra Scicli con il petrolio? Per molti la cittadina ragusana faceva gola perché baricentrica rispetto alle raffinerie di Gela e Priolo.
Ma perché per questa vicenda si sono scomodati addirittura i servizi segreti? Di interessi attorno alla vicenda Acif parla anche la deputata regionale Stefania Campo:
……”Una piccola azienda ad un certo punto diventa il fulcro di interessi economici enormi – dice- un caseggiato definito “ex pollaio” inizia a presentarsi come una struttura innovativa, arrivano ingenti iniezioni di contributi e fondi ministeriali, le mosse istituzionali di un paio di esponenti politici del territorio della ex contea marcano la vicenda come fosse uno spazio su cui gestire il proprio potere “padronale” e, soprattutto, si rincorrono pesantissime accuse di cordate e sodalizi fra politica, istituzioni e informazione. Addirittura, già in campagna elettorale per le regionali, nell’ottobre del 2017, mi ritrovai all’interno di un acceso dibattito su quanto era avvenuto a Franco Susino e alla sua amministrazione qualche anno prima. Da lì in poi ho potuto accertare la conseguenzialità di tutta una serie di procedimenti messi in evidenza, in maniera certosina, da parte del Comitato Salute, Ambiente e Territorio, oggi presieduto da Tiziana Cicero. Arrivati a questo punto, ritengo di poter affermare che non tutti gli scioglimenti per mafia dei consigli comunali possono essere considerati giusti e corretti a prescindere. A volte si commettono degli errori di valutazione in assoluta buona fede, a volte le informazioni raccolte non premiano la verità oggettiva, altre volte, come nel caso sciclitano, sembra oramai accertato, sia nelle aule giudiziarie competenti che grazie ad una storicizzazione della vicenda in sé, che l’Amministrazione guidata da Susino sia stata vittima di una gravissima “azione politica” del governo dell’epoca oppure, peggio ancora, di una manipolazione e strumentalizzazione ordita a tavolino, e di cui, chiaramente, andrebbero individuati responsabili e correi. Se a questo aggiungiamo la campagna di disinformazione che ha accompagnato per troppo tempo la quotidianità della città di Scicli, gioiello infangato del Val di Noto, il quadro d’insieme si fa concretamente inquietante”.
Stefania Campo lancia sospetti gravissimi su politici conniventi, cordate e sodalizi fra politica, istituzioni e informazione. Un’altra anomalia è stata poi evidenziata dalla consigliera comunale Resi Iurato che raccontò di aver trovato nella sede dell’Acif, durante una ispezione fatta in qualità di presidente di commissione consiliare, il professore Giuseppe Mineo, giudice del Cga, arrestato nel luglio del 2018 per corruzione in atti giudiziari e connessioni con il Sistema Amara. Qual era il suo ruolo all’interno dell’Acif? Il docente di diritto privato è sicuramente vicino al titolare dell’azienda, ma anche della sua presenza in contrada Cuturi è stata informata la commissione regionale Antimafia.
Il fatto certo è che le accuse che portarono allo scioglimento per mafia del Comune di Scicli, frutto del processo Eco, si sono squagliate come neve al sole in sede di giustizia penale. Susino, unico politico indagato, dimessosi tra l’altro prima che si insediasse la commissione prefettizia, venne subito assolto e per gli altri imputati decadde l’accusa di associazione mafiosa e a delinquere.
La vicenda Acif si può dire chiusa? Non ancora, perché l’impresa ha al momento in atto ben tre ricorsi presso il Tribunale amministrativo: contro la demolizione di opere abusive da parte del Comune di Scicli, contro il decreto n.327/2018 della Regione siciliana sulla variante urbanistica di contrada Cuturi, contro il decreto di annullamento dell’Autorizzazione Integrata Ambientale n. 218/2016 emesso dalla Regione Siciliana nel febbraio di quest’anno (2020).
Quello scioglimento rappresenta ancora oggi una ferita aperta (perché comunque confermato dal Consiglio di Stato), un capitolo che affronteremo in un altro articolo, non perché le due cose non siano collegate, ma perché merita il giusto approfondimento.