L’Unione Europea, con il Regolamento (UE) 2023/1115, è stata chiara: nessun prodotto legato alla deforestazione potrà più essere commercializzato nel mercato europeo. L’obiettivo è ambizioso: proteggere le foreste, combattere il cambiamento climatico e fermare un processo che, dal 1990, ha cancellato 420 milioni di ettari di boschi nel mondo. Una perdita che non è solo […]
Mettere in atto tutte le iniziative utili a garantire la sicurezza sanitaria e di gettare contemporaneamente le basi per una vera e propria rinascita dell’economia della Sicilia. E’ il punto di partenza della Cgil siciliana ribadito dal segretario regionale Alfio Mannino nel corso della presentazione del Piano del lavoro, un corposo documento che rintraccia tutti i limiti e le potenzialità dell’economia isolana. Con patologie pregresse che si stanno ancor più aggravando in tempi di pandemia da Coronavirus: “La Sicilia – si legge nel documento della Cgil – è ormai un’area di prevalente consumo, dove il grado di dipendenza dall’esterno si attesta mediamente intorno al 25% (peso delle importazioni nette di beni e servizi sul totale delle risorse disponibili) e il Pil negli ultimi tredici anni ha perso mediamente un punto all’anno, causando la perdita di oltre 110 mila occupati”.
I dati del sindacato sull’economia della Sicilia sono davvero sconfortanti: una terra che continua ad avere i primati sulla povertà assoluta (12% delle famiglie) e su quella relativa (29% delle famiglie), con l’indice di Gini più alto tra le regioni italiane. “E’evidente – si legge – che in Sicilia oltre ad un reddito pro-capite basso c’è un problema di redistribuzione del reddito. Perdura la crescente polverizzazione delle piccole aziende e calano sempre più le medie imprese industriali. Perdura la crescente polverizzazione delle piccole aziende e calano sempre più le medie imprese industriali. Vi è anche un gap infrastrutturale con il resto del Paese che penalizza fortemente la mobilità delle persone e delle merci, poiché in economia esiste una stretta correlazione tra livello di reddito pro-capite e livello infrastrutturale, più alto è il livello di quest’ultimo più alto è il livello di reddito pro-capite”.
Ecco perché è arrivato il momento di intervenire. Come? “Superare ogni sterile contrapposizione per andare a un progetto per il rilancio della Sicilia che sia quanto più condiviso. Perché, soprattutto in un momento difficile come quello attuale, quello che serve è coesione politico- istituzionale, progettualità e
confronto per definire percorsi certi che traghettino una Sicilia rinforzata oltre il Coronavirus”. è il messaggio- appello del segretario generale della Cgil Sicila, Alfio Mannino, che ha presentato
oggi nel corso di un dibattito in videoconferenza il Piano del Lavoro.
Economia della Sicilia: effetto pandemia su una situazione difficile
Su una situazione già difficile, ha rilevato Mannino, si è innestata una pandemia, “che rischia di lasciare senza lavoro altre 50 mila persone “. Al dibattito di oggi, trasmesso in diretta sulla pagina Facebook della Cgil Sicilia, hanno preso parte il presidente della Regione, Nello Musumeci e l’assessore all’Enonomia Gaetano Armao, il presidente dell’Anci Leoluca Orlando, la ministra Nunzia Catalfo e il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini che ha concluso il dibattito. ”E’ un progetto aperto- ha detto Mannino- , il nostro il contributo per il superamento della crisi, e su di esso puntiamo a costruire il più largo dei consensi”. In una trentina di pagine il sindacato affronta, tra gli atri, il tema dello snellimento burocratico
immaginando “l’accelerazione dei processi amministrativi come la normalità, non l’eccezione nell’emergenza”.
Inoltre, sempre per stare sul punto dell’economia della Sicilia quello dell’ammodernamento del modello industriale con “strumenti meno orientati a mantenere in vita ciò che non regge più alla prova della competitività e più focalizzati sulla capacità di attrarre e attivare nuove energie in settori competitivi e più coerenti con le vocazioni della Sicilia”. A questo proposito la Cgil regionale propone la creazione di un “Centro per l’innovazione tecnologica”, con il coinvolgimento di Università ed enti di ricerca, come luoghi in cui “imprenditori e persone interessate possono prendere visione di nuovi modelli etico- sostenibili, diffondendo nel contesto siciliano ricerca e innovazione”.
La Cgil propone anche la riorganizzazione di un ente intermedio tra Comune e Regione cui affidare le competenze su alcuni servizi, come i rifiuti, le risorse idriche, le infrastrutture rurali”. Per quanto riguarda la sanità, i cui nodi stanno venendo al pettine soprattutto in questa fase, la Cgil chiede “una governance unica
assieme al settore socio- assistenziale, creando un sistema integrato che trovi il suo punto chiave nella medicina territoriale, per dare risposte efficaci in termini di prevenzione e cura sanando la frattura
esistente oggi tra settore socio- sanitario e territorio . Il piano della Cgil si rivolge sia al governo regionale che a quello nazionale “che – ha detto Mannino- su molti argomenti devono dare vita a tavoli congiunti”. A Roma la Cgil vengono chiede politiche attive del lavoro efficaci “perché è ormai assodato che il reddito di cittadinanza è servito a dare una risposta alla povertà- ha detto Mannino- ma non è servito a rilanciare le politiche attive del lavoro”.
Le richieste della Cgil al governo nazionale
Al governo nazionale la Cgil Sicilia sollecita anche interventi per il rilancio del sistema dell’istruzione “aumentando il tempo scuola nella primaria- ha sostenuto Mannino- ma anche investendo sull’Università. E’ inaccettabile – ha sottolineato il segretario della Cgil- che le migliori risorse umane, i giovani, vadano sempre più a studiare altrove. L’Università, così come il mondo del lavoro devono potere risposte anche qui”. Tra le proposte della Cgil Sicilia “l’eliminazione dei test d’ingresso rinviando la verifica alla fine del primo anno accademico. Sarebbe un modo-ha osservato Mannino- per garantire pari opportunità di accesso
agli atenei verificando poi nel merito, successivamente vocazioni e competenze”.
Per quanto riguarda le risorse per aiutare l’economia della Sicilia, la Cgil Sicilia ritiene che occorra “rendere effettivo il 34% dei trasferimenti statali della spesa nazionale a favore del Mezzogiorno avviando azioni di verifica e di controllo politiche e amministrative, affinché la clausola sia esigibile dalle regioni del Sud”. Sollecitata anche la definizione dei rapporti Stato- Regione. Con una serie di proposte operative, dunque, la Cgil prova a immaginare un nuovo modello di sviluppo per la Sicilia con al centro il lavoro, a partire da quello dei giovani e delle donne, i diritti, la sicurezza nel lavoro, la legalità e l’obiettivo della giustizia sociale. E lo fa spaziando dall’agricoltura, al manifatturiero, dalle infrastrutture materiali e immateriali al turismo, dalla pubblica amministrazione ai trasporti fino a un nuovo sistema di welfare che disegni adeguate politiche per l’infanzia, per gli anziani, per i soggetti deboli. Senza tralasciare le politiche per l’istruzione e la formazione e le iniziative per la legalità.
Tra le proposte di un documento che da oggi è nelle mani anche del governo regionale e di quello nazionale la creazione di un “Centro per l’innovazione tecnologica” a supporto dello sviluppo dell’industria, del turismo, del welfare, la riforma della pubblica amministrazione e del mercato del lavoro, investimenti per la realizzazione di nuovi impianti di produzione alternativi alla raffinazione tradizionale, un “Patto per la salute” tra regione enti locali e sindacati per un welfare di nuova generazione, lo sblocco della spesa per infrastrutture e per le aree interne, la destagionalizzazione del turismo, il censimento e l’affidamento dei terreni sfitti e il controllo di quelli incolti per sottrarli alle agromafie.