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Sono stati in quindicimila a scegliere di visitare in notturna i siti culturali di Palermo, con Teatro Massimo, Cupola di S.Caterina, Palazzo Mirto e Palazzo Abatellis grandi protagonisti. A chiusura di RestArt – festival di ultimissima generazione che nei mesi di luglio e agosto, lungo nove fine settimana, ha aperto di notte circa 25 luoghi della città di Palermo – si tirano le somme di quelle che è stata a tutti gli effetti, una “ripartenza”.
Iniziata in una città semideserta che guardava con paura ad ogni e qualsiasi luogo, soprattutto al chiuso, in cui potessero entrare visitatori o verificarsi assembramenti; e chiusa con numeri di tutto rispetto nella stessa città che ha visto (timidamente) ripartire la stagione turistica. Si parla di visitatori di prossimità, per la maggior parte siciliani, quasi tutti italiani; eppure, qualche turista si è visto, e lo raccontano i numeri di RestArt che, se esaminati con attenzione, offrono una chiave di lettura su questo strano periodo.
Su 15 mila visitatori – naturalmente al primo posto gli italiani – il 4,2 per cento arriva dalla Francia, il 2,5 per cento dal Regno Unito e l’1,2 dagli Stati Uniti. Seguono come Paesi di provenienza, Germania,
Svizzera, Spagna, Olanda e Belgio. Quindi la predominanza è degli europei e un timido ritorno degli States; completamente assenti i paesi orientali, la Russia e il Sudamerica.
“A Palermo la collaborazione con RestArt è stata importante perché ha consentito di mettere a rete la realtà economica del territorio sostenendo alberghi, ristoratori, commercianti con un’offerta culturale attraente – spiega Alberto Samonà, assessore regionale dei Beni culturali -. Il gradimento dell’iniziativa, convalidato dalle presenze registrate durante le aperture notturne, rafforza la convinzione che è giunto il tempo di rimodulare la proposta culturale della Regione sulle aspettative di un visitatore sempre più curioso, esigente e desideroso di sfruttare al massimo le opportunità del territorio, coniugando arte, natura e tradizioni in una proposta che integra e completa l’offerta turistica regionale”.
RestaArt ha viaggiato su più di venti siti culturali aperti dalle 19 a mezzanotte. Alcuni hanno puntato sulla bellezza degli spazi, altri sulle collezioni che di notte acquistavano una luce diversa, altri ancora hanno organizzato manifestazioni inusuali – le proiezioni di cortometraggi degli anni Venti all’oratorio di San Mercurio, le letture dei documenti storici all’Archivio Comunale, le due mostre, “Pandemia” all’oratorio di San Lorenzo e la personale di Nicola Pucci prorogata dopo il lockdown a Villa Zito – per attirare il pubblico. Visitare in notturna il Teatro Massimo o l’Orto Botanico o San Giovanni degli Eremiti, entrare di notte alla Chiesa della Catena o alla Gancia: la gente si è riappropriata dei luoghi o, in certi casi, li ha proprio riscoperti. Lo Spasimo è stato poi il vero protagonista con il recupero totale del famoso altare del Gagini: smontato e disperso da secoli, oggi rimontato in una cappella, diventa l’ospite della copia rimaterializzata da Factum Arte della famosa tela di Raffaello, esposta al Prado, ma concepita per questo luogo.
“RestArt si è presentata sin da subito come un’iniziativa innovativa, ma è stato il successo soprattutto in termini di partecipazione collettiva, ad aver meravigliato. E questo pur in tempo di pandemia.
Ma è stata anche un simbolo del coraggio e della autostima dimostrata dagli operatori culturali e turistici di Palermo – commenta il sindaco Leoluca Orlando – senza contare che RestArt ci ha confermato, ancora una volta sebbene non ce ne fosse alcun bisogno, la straordinaria bellezza della nostra città”.
“Siamo particolarmente felici del successo dell’iniziativa, nel suo genere unica in Italia – interviene Bernardo Tortorici di Raffadali, a capo degli Amici dei Musei siciliani che hanno organizzato RestArt –
non tanto per i numeri che i protocolli limitavano, ma per la sinergia tra tutte le istituzioni, il mondo delle guide e dei ristoratori, che si sono volute unire a noi per dare alla città un segnale forte di
ripartenza. RestArt, che è cresciuta di settimana in settimana, si è alimentata anche con l’aumento dei turisti che hanno dimostrato di gradire un’iniziativa che si potrebbe porre come una nuova offerta
culturale della città; così come può rappresentare un modello di sviluppo innovativo la tecnologia di Digitrend, realizzata partendo dalle necessità imposte dai protocolli”.