L’Unione Europea, con il Regolamento (UE) 2023/1115, è stata chiara: nessun prodotto legato alla deforestazione potrà più essere commercializzato nel mercato europeo. L’obiettivo è ambizioso: proteggere le foreste, combattere il cambiamento climatico e fermare un processo che, dal 1990, ha cancellato 420 milioni di ettari di boschi nel mondo. Una perdita che non è solo […]
“Dum Romae consulitur, Saguntum expugnatur” (mentre a Roma si delibera, Sagunto viene espugnata). Potrebbe essere questa la sintesi della palude politica in cui si trovano i deputati regionali di Fratelli d’Italia. Perché è lo scollamento tra i deputati del gruppo parlamentare all’Ars di Fratelli d’Italia e la classe dirigente del partito a emergere all’indomani della crisi di nervi esplosa ieri sera per le nomine dei manager della sanità fatte dal governo guidato da Renato Schifani in assenza dei quattro assessori meloniani che erano impegnati in una riunione all’Assemblea siciliana per un’analisi politica dopo la sconfitta subita in aula sulla legge salva-ineleggibili, affossata da dieci franchi tiratori della maggioranza col voto segreto.
Alle riflessioni immediate fatte ieri a caldo da gran parte dei deputati meloniani sull’apertura di una crisi di governo al momento non è seguita alcuna presa di posizione ufficiale da parte del partito in Sicilia. La nota dettata ieri a caldo era perentoria: «La decisione del presidente Renato Schifani di nominare i manager della sanità in Sicilia in assenza degli assessori di Fratelli d’Italia apre la crisi di governo». ma non è arrivata alcuna benedizione da Roma e la cosa non è stata molto gradita, diciamo così.
Alcuni parlamentari, contattati dall’ANSA, riferiscono che c’è un grande malessere generale nel gruppo parlamentare nei confronti dei coordinatori per l’assenza di una linea politica che starebbe mortificando il peso che FdI, che guida il Paese, ha o dovrebbe avere nella coalizione che sostiene la giunta Schifani.
Tra i parlamentari di FdI c’è chi considera indigeribile lo strappo consumato sui manager e caldeggia il ritiro degli assessori dal governo o addirittura il passaggio all’opposizione; c’è poi un’ala più conciliante che propende per avere una linea dura nei confronti di quegli alleati che non avrebbero rispettato i patti affossando la salva-ineleggibili, mettendo nel mirino soprattutto la Lega. E c’è chi invoca una nuova leadership di partito soprattutto in vista della campagna elettorale per le europee, senza la quale, si sussurra, il gruppo parlamentare potrebbe cominciare a perdere pezzi.