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Ricerca e innovazione per determinare un fattore strategico competitivo ad alto contenuto identitario. La Sicilia del vino scommette sulla biodiversità dell’isola più grande del Mediterraneo e guarda al futuro, valorizzando il suo patrimonio varietale, dai vitigni più diffusi sino alle varietà meno conosciute, le cosiddette varietà reliquia ma che, interpretate con modernità e l’uso delle nuove tecnologie, possono costituire un vantaggio di unicità e sviluppo. Quattordici vini, sette bianchi e sette rossi, sono stati studiati, analizzati e proposti per il primo wine tasting del Progetto Bi. Vi.Si., momento centrale della Seconda Giornata di Campagna programmata dal Gruppo Operativo al Vivaio Regionale Federico Paulsen a Palermo lo scorso 5 marzo. 14 prove di vinificazione di alcuni cloni di varietà impiantate in quattro diversi contesti viticoli per cogliere le potenzialità di un progetto di ricerca che ha tra i suoi principali obiettivi, trasmettere al sistema produttivo i risultati ottenuti, sia in campo che nel calice. Folta la platea di produttori, docenti, agronomi, enologi e giornalisti che hanno affollato lo spazio “incontri” del Vivaio Regionale F. Paulsen.
Di notevole portata anche la partecipazione degli studenti del Dipartimento SAAF dell’Università di Palermo, coinvolti nella ricerca. Una mattinata all’insegna dei vini del domani, frutto della vendemmia 2023, e di pratiche colturali ed enologiche messe in atto all’interno dello stesso progetto.
“Quattordici vini in degustazione, prove di laboratorio ma con un grande futuro, perché si tratta di vitigni che hanno già una storia – ha dichiarato il Prof. Onofrio Corona, del Dipartimento SAAF dell’Università di Palermo -. Stiamo studiando i loro cloni per capire se ci sono sfaccettature diverse da potere sfruttare in un mercato sempre più desideroso di nuovi appigli al territorio. È importante dunque ritrovarci qui insieme per poter veicolare al meglio i risultati della ricerca scientifica al sistema produttivo”.
Nero d’Avola, Perricone, Vitrarolo, Nocera, Lucignola, Catarratto e Grillo sono stati protagonisti di un seminario dedicato alle primissime risultanze del progetto regionale nato nel 2022 e promosso dal Consorzio Doc Sicilia per la valorizzazione di alcuni vitigni autoctoni e reliquia, con focus a sfide più che mai attuali, come quella del cambiamento climatico e della sostenibilità. Eleganza e identità sono i valori di vini bianchi e rossi oggetto di sperimentazione e che si fanno rappresentativi di un domani vitivinicolo ormai tangibile.
“Siamo alla prova del nove, con un carico di innovazione per il tessuto produttivo della filiera vitivinicola; un’innovazione che parte da lontano e che recupera informazioni anche dal passato perché si tratta di approfondire i vitigni regionali più diffusi che i cosiddetti vitigni reliquia, magari un po’ dimenticati e che oggi potrebbero invece rivelarsi risorse significative per diversificare la produzione. L’innovazione si accompagna alla competitività del sistema, per avere qualcosa che gli altri non hanno.”, ha spiegato Maurizio Gily, Innovation Broker del Progetto Bi.Vi.Si., che con il Prof. Rosario di Lorenzo ha illustrato gli esiti tecnico-scientifici del lavoro di ricerca, con la moderazione della Dott.ssa Tiziana Lipari.
Fedeltà espressiva varietale, capacità evolutiva dei vini nel tempo, armonia ed equilibrio gusto-olfattivo, piacevolezza e intensità dei profumi, persistenza al palato, morbidezza dei tannini sono solo alcuni degli elementi che hanno caratterizzato il wine tasting e il confronto con i relatori chiamati a condurre questa prima degustazione di progetto. “Oggi abbiamo dei punti fermi che colgono sullo stesso vitigno e sullo stesso clone, le differenze analitiche di laboratorio e gusto-olfattive derivanti dagli habitat colturali di ben quattro areali diversi: Contessa Entellina, Sclafani Bagni, Vittoria e Milazzo – prosegue il Prof. Corona -. Sovrapponendo i risultati ottenuti, riusciamo a cogliere le differenze e le opportunità che derivano da questa prima vendemmia vinificata con procedure e tecnologie univoche. La stessa vendemmia è stata affrontata, nei diversi habitat, con un approccio sistemico di valutazione delle curve di maturazione degli acini, in modo da poter disporre di una materia prima idonea a questo approccio di valutazione”.
La ricerca è un lavoro continuo e Bi. Vi. Si., in tal senso, si impegna a far luce nel costruire mezzi d’indagine più prestanti, intervenendo su vari fronti: vivaismo e portainnesti, gestione agronomica dei biotipi selezionati e processi di vinificazione. La II Giornata di Campagna è stata dunque un momento di profonda condivisione su un settore strategico in continuo divenire, nonché preziosa occasione per visitare il Vivaio regionale, un centro d’eccellenza per l’agricoltura siciliana, intitolato a Federico Paulsen, lo studioso che per oltre cinquant’anni lo guidò, consegnandolo alla storia della viticoltura europea e mondiale.
“Cinque sono i campi sperimentali dai quali sono state prese le uve e poi vinificate; stiamo studiando il comportamento di alcune varietà per capire meglio quella che potrà darci nel futuro un grande vino, il successo di una nuova Sicilia”, ha aggiunto Antonio Rallo, Presidente Consorzio DOC Sicilia, che con il suo intervento ha concluso i lavori. Tra i presenti inoltre Magda D. Paulsen, discendente dello scienziato.
Già lo scorso ottobre, nella cittadina di Marsala (Trapani) si era tenuto un Workshop pianificato per offrire spunti di riflessione sulle procedure di valorizzazione e di ricerca, alla luce dei primissimi risultati di Bi.Vi.Si. Quella di ieri è stata un’opportunità di confronto che evidenzia ancora una volta la virtuosa sinergia tra pubblico e privato nel guardare responsabilmente alle nuove frontiere della viticoltura siciliana, sempre più consapevoli che la biodiversità viticola sia guardiana di una ricchezza senza tempo.