L’Unione Europea, con il Regolamento (UE) 2023/1115, è stata chiara: nessun prodotto legato alla deforestazione potrà più essere commercializzato nel mercato europeo. L’obiettivo è ambizioso: proteggere le foreste, combattere il cambiamento climatico e fermare un processo che, dal 1990, ha cancellato 420 milioni di ettari di boschi nel mondo. Una perdita che non è solo […]
Il bilancio di sostenibilità non solo come un adempimento da espletare ma come uno strumento per generare valore all’interno della impresa. Di questo si è discusso al dipartimento di Palermo dell’università Lumsa nel corso di un incontro“Governance, Rendicontazione e Sostenibilità nelle PMI del Mezzogiorno” nel quale erano presenti docenti da diversi atenei di Italia, ma anche 2 amministratori delle cinque imprese quotate Egm com sede in Sicilia: Diego Stracuzzi (Misitano e Stracuzzi) e Giuseppe Russello (Omer). Due le tavole rotonde della quali sono emerse alcune linee guida utili per accompagnare il percorso culturale delle PMI del Mezzogiorno verso la strutturazione e l’implementazione di una buona governance sostenibile per la creazione di valore condiviso o shared value.
Maggiore apertura delle imprese
“Serve una maggiore apertura alla sostenibilità e all’adozione delle buone pratiche di sostenibilità a livello d’impresa; ma anche la costituzione e apertura del CdA ai consiglieri indipendenti ed infine una apertura ai percorsi di quotazione in borsa o public listing”, ha spiegato Giovanni Battista Dagnino. ordinario di Corporate Governance & Sustainable Leadership, al termine della prima sessione dei lavori.
Ma ancora troppi standard specie per le pmi
La seconda tavola rotonda ha generato un dibattito in cui le imprese e i professionisti hanno dialogato con standard setters e accademia. A conclusione dei lavori sono emerse alcune criticità legate all’attuale scenario con particolare attenzione alla realtà delle piccole e medie imprese. Prima di tutto il rischio spiazzamento dovuto al proliferare di standard di vario tipo e all’evoluzione non sempre lineare della normativa a livello europeo (è recentissima l’approvazione del provvedimento “stop the clock” che ha ritardato di due anni l’applicazione della CSRD). “Questo rischia di creare una certa confusione nelle piccole e medie imprese ritardando o ostacolando l’implementazione di processi virtuosi di rendicontazione di sostenibilità”, ha ricordato il professore Sergio Paternostro concludendo i lavori. “L’applicazione di tale pratica (spesso pensata avendo in mente le grandi imprese), inoltre, può comportare delle notevoli complessità organizzative per le piccole realtà e un’esigenza di risorse di vario tipo (umane, di tempo e finanziarie) a volte non facili da reperire per queste fattispecie aziendali”, continua il docente, “nonostante queste difficoltà, la diffusione di questa pratica non può che essere auspicata per le PMI, sia per aumentare la loro trasparenza sia per migliorare i loro processi interni di pianificazione e controllo sui temi legati alla sostenibilità divenuti ormai centrali ed ineludibili”.