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Aree interne, con la Strategia chiusi 18 accordi per 600 mln

La strategia nazionale per le aree interne (Snai) va avanti, ma ci sono alcune criticità. Sono state illustrate nel corso dell’incontro con il ministro per il Sud, Barbara Lezzi e i sindaci del comitato di pilotaggio della Federazione delle aree interne. Secondo gli amministratori servono “Semplificazione, accelerazione e continuità”. Durante l’incontro sono emerse anche criticità che ritardano l’avanzamento della SNAI sia dal punto di vista delle azioni che da quello finanziario. In particolare è stato evidenziato che lo strumento APQ è lento, specie in quei territori non adeguatamente supportati a costruire progetti ben strutturati, ma soprattutto i tempi dei Ministeri ed altri Enti coinvolti sono troppo lunghi, in particolare per quanto riguarda il MIUR. Negli ultimi otto mesi, sostengono i sindaci si è comunque realizzato “un forte consolidamento della strategia” che ha determinato la chiusura di 40 strategie e 18 apq (già firmati o in corso di firma) per un totale di circa 600 milioni di euro ai quali si devono aggiungere anche le risorse private. “E’ indispensabile semplificare e accelerare – ha affermato il Ministro Lezzi – perché i territori si aspettano azioni concrete che diano visibilità ai risultati conseguiti; dobbiamo ridurre i tempi”. Il Ministro ha assicurato che a breve sarà fatto un tagliando alle procedure cercando di semplificare alcuni passaggi. “Quella delle aree interne – hanno aggiunto i sindaci – è una sfida difficile e complessa ma affascinante e coinvolgente che vede impegnati Sindaci, amministratori, cittadini e imprenditori, operatori della sanità, della scuola e dei trasporti, studenti rappresentanti dei lavoratori e, in generale tutta la collettività. Ci rendiamo conto che il numero dei cittadini coinvolti non è paragonabile a quelli dei grandi centri urbani ma non siamo cittadini di serie B anche perché ci occupiamo della gestione attiva dei 2/3 del territorio nazionale e forniamo una grande quantità di servizi ecosistemici fondamentali per la sopravvivenza dell’intero Paese. Per le motivazioni sinteticamente espresse chiediamo al Ministro di continuare a credere nella SNAI proprio nel momento in cui si cominciano a cogliere i risultati concreti continuando ad assicurare un team e un coordinamento autorevole e profondo conoscitore delle problematiche che hanno contribuito in modo determinante a chiudere la Strategie locali ”. Il Ministro ha dichiarato che intende dare continuità al processo in atto e all’intera politica per le Aree Interne anche alla luce della riserva finanziaria che l’Unione Europea ha deciso di dedicare a queste Aree.
I Sindaci hanno invitato il Ministro a partecipare alle iniziative della Federazione. Il prossimo evento si prevede alla fine di settembre presso l’Area interna Basso Sangro Trigno per il quinto incontro di lavoro della Federazione e per il lancio del Nuovo Plesso del Basso Sangro.
LA STRATEGIA
La Strategia Nazionale delle Aree Interne ha diffuso un modo nuovo di affrontare le problematiche di tanti territori periferici e ultraperiferici, dal nord al sud Italia, che vede la partecipazione attiva dei cittadini alla discussione partendo dall’analisi dei punti critici fino alla definizione degli obiettivi e la progettazione di azioni concrete che possono contribuire a migliorare la situazione nell’ottica di ridurre lo spopolamento. La strategia nazionale è partita nel 2014 e in molte aree, dove sono stati firmati e avviati gli APQ, si cominciano a vedere alcuni risultati: laboratori scolastici, aule 3.0, nuove corse TPL che migliorano la mobilità con particolare riferimento anche alle scuole, micro-filiere rurali e processi di valorizzazione dei prodotti tipici, così come la messa a sistema di politiche turistiche integrate. In campo sanitario si stanno diffondendo nuove figure professionali, quali gli infermieri di Comunità e le ostetriche di Comunità. Da anni si parla di razionalizzazione di plessi scolastici così come di revisione degli indirizzi formativi; nelle Aree Interne, con coraggio ed attraverso processi di forte partecipazione, dal basso, si vogliono realizzare plessi scolastici unici che accolgono alunni che provengono da più comuni e si chiudono scuole vecchie, fatiscenti ed insicure (a rischio perenne di chiusura), grazie alla legge di bilancio 2018 o dei fondi Comunitari. Sulle Madonie il processo di recupero delle frammentazioni istituzionali ha consentito di dare vita alla più grande unione di comuni d’Italia e di trasferire ad essa la delega – da parte dei 21 comuni aderenti – di funzioni e di servizi importanti.

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