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Il nuovo corso di Banca Nuova, l’istituto di credito partecipato dalla Popolare di Vicenza, si presenta con il presidente Salvatore Bragantini, dal 2 dicembre in carica, che ieri a Palermo ha incontrato i dirigenti dell’istituto di Via Cusmano e i dipendenti subito dopo avere partecipato ad una conferenza stampa. Una giornata palermitana per vedere da vicino la situazione dell’istituto che conta 87 sportelli tra Sicilia e Calabria e poco meno di 700 dipendenti. Ma anche l’occasione per lanciare alcuni segnali e per segnare il cambio di passo rispetto alle amministrazioni precedenti. Bragantini arriva direttamente da Vicenza dove è anche vicepresidente della Popolare e rappresenta il nuovo corso della banca che era stata di Gianni Zonin dopo l’ingresso del Fondo Atlante nel capitale e l’arrivo del nuovo Ad, Fabrizio Viola.
Cambiamenti che interessano anche il futuro della banca siciliana interamente partecipata dalla popolare vicentina. Bragantini ha incontrato la stampa insieme al direttore e al vicedirettore generale, Adriano Cadauro e Mario Lio. Si parte dal progetto di fusione tra le due popolari venete: Bpvi e Banca del Veneto che possiede Banca Apulia, istituto presente in Puglia. Una fusione al livello centrale che potrebbe portare anche alla nascita di un nuovo polo del Mezzogiorno. Ma su cui lo stesso Bragantini non è apparso tanto convinto. Qualcosa di più si potrà conoscere entro i primi tre mesi del prossimo anno. “In questo contesto è nostra intenzione puntare la nostra attenzione su Banca Nuova”, ha spiegato il presidente, “che è radicata in una regione come la Sicilia, che oltre a essere una terra di grandi opportunità è anche terra di grandi complessità. Dobbiamo superare le complessità per sfruttare le opportunità”.
Bragantini ha poi parlato della eventualità di fusione tra Banca Nuova e Banca Apulia: “In futuro si potrebbe pensare alla fusione delle due banche, se lo riterremo opportuno, oppure no. In ogni caso, o fusione o vendita, prima bisogna fare di Banca Nuova un gioiello scintillante. Ma una volta che hai in mano un gioiello, a mio parere, non lo vendi. Io personalmente non farei né fusioni né cessioni ma, come detto, non decido io”. In ogni caso, come per tutte le altre banche italiane una “cura dimagrante” rimane all’orizzonte: “il gruppo bancario”, ammette il presidente, “ ha ancora costi troppo alti che vanno ridotti ma non è detto che ciò vada fatto tagliando personale o filiali. Certo la filiale deve essere redditizia, altrimenti va chiusa. E questo vale in Sicilia come a Belluno, l’importante è attenersi a una sana e prudente gestione. Ma nel caso di Banca Nuova, quanto meno, non avremo il problema di sovrapposizioni di sportelli in caso di fusione come si avranno in Veneto”.
Con la nuova gestione, ha spiegato ancora Bragantini, “le decisioni saranno prese dal Consiglio di amministrazione. Questa è una rotta che non è stata sempre seguita da questo gruppo. Non vogliamo gestioni verticistiche, così che poi i consiglieri di amministrazione possano dire che non sapevano nulla, come accaduto in passato”. La presenza di Banca nuova in Sicilia sarà ridimensionata? “Se ci sono impieghi interessanti in Sicilia è logico che investiremo nell’isola. Il dirottamento del risparmio da sud verso nord e’ un problema generale italiano legato alla scarsità di impieghi interessanti nel Mezzogiorno”.
La Banca nel frattempo ha continuato ad erogare credito e, secondo quanto riferito dai responsabili dell’istituto, nel corso del 2016 i finanziamenti alle famiglie sono aumentati del 30% rispetto al valore dello scorso anno. Bragantini si è rivolto anche anche ai correntisti: “Possono stare tranquilli. I depositi sono tutelati fino a 100 mila euro, oltre quella cifra vigono le regole generali. Il nostro gruppo rispetta i parametri della Bce e non sta messo nè meglio nè peggio degli altri che rispettano questi parametri. Gli allarmismi sono infondati. Ingerenza della politica? Non ne sono al corrente. Il luogo in cui si decide è il consiglio di amministrazione, che ha la responsabilità personale di quello che decide”. Sui possibili tagli o trasferimenti al centronord di filiali, sedi e personale: “Non voglio dire cose che non so. Il gruppo bancario oggi ha dei costi troppo alti che vanno ridotti molto, e questa riduzione comporterà anche la riduzione del personale ma come questa riduzione sarà ripartita sulla Penisola non lo so. Quando prenderemo le decisioni lo comunicheremo. Non abbiamo ancora quantificato i tagli. Una filiale deve essere redditizia e deve avere senso tenerla, se costa più di quanto incassa va chiusa, e questo vale in Sicilia come a Montebelluna come al circolo polare artico”.
Articolo di Antonio Giordano
Tratto da MF Sicilia