L’Unione Europea, con il Regolamento (UE) 2023/1115, è stata chiara: nessun prodotto legato alla deforestazione potrà più essere commercializzato nel mercato europeo. L’obiettivo è ambizioso: proteggere le foreste, combattere il cambiamento climatico e fermare un processo che, dal 1990, ha cancellato 420 milioni di ettari di boschi nel mondo. Una perdita che non è solo […]
«L’enorme patrimonio accumulato con le confische dei beni della criminalità organizzata e delle mafie deve essere messo a frutto e gestito con criteri manageriali, come si farebbe con una azienda o un insieme di aziende, facenti capo ad un unico soggetto finanziario. Insomma, una vera e propria holding».
È questa la proposta di Gian Maria Fara, Presidente dell’Eurispes, intervenuto al convegno “Beni confiscati: razionalizzazione delle procedure di gestione e destinazione”, che si è tenuto presso il Circolo Antico Tiro a Volo a Roma e a cui hanno partecipato magistrati, avvocati, rappresentanti delle Istituzioni e dell’Agenzia Nazionale per l’Amministrazione e la Destinazione dei Beni Sequestrati.
L’Eurispes stima che il valore dei beni confiscati alla criminalità e alla mafia superi i 30 miliardi di euro. Se si creasse una holding per la gestione di questo patrimonio, sarebbe in assoluto il soggetto con la più alta concentrazione di capitale in Italia.
Secondo di dati forniti dall’Agenzia Nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, alla fine del 2018, nei sistemi informativi risultano 65.502 beni confiscati e/o sequestrati nell’ambito di procedimenti giudiziario su tutto il territorio nazionale. Si tratta di aziende (4.759), beni finanziari (11.544), immobili (31,158), mobili (3.562), mobili registrati (14.479).
Il Presidente dell’Eurispes ipotizza la nascita di un “Iri 2” e lancia la provocazione: «Si tratterebbe di un “Iri” con un “capitale” più alto del capitale sociale di Eni, Enel, Assicurazioni Generali, Intesa San Paolo, Poste Italiane e Leonardo messi insieme”.
Fara ha spiegato: «Non è sufficiente confiscare i beni ai criminali. Si rende piuttosto necessario evitare che la ricchezza che quei beni possono rappresentare per la collettività vada perduta. Di conseguenza, va promosso ogni sforzo affinché i beni confiscati vengano reimmessi nel circuito “virtuoso” dell’economia legale».
Il Presidente dell’Eurispes ha concluso: “L’Agenzia Nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata ha svolto, negli ultimi anni, un lavoro enorme, considerando la scarsità dei mezzi e del personale a disposizione. Ora, il Decreto Sicurezza, si è fatto carico di potenziare l’organico dell’Agenzia con l’assunzione di nuovo personale. Tuttavia, gli importi delle confische richiedono oggi una complessiva gestione strategica che non soltanto si contrapponga simbolicamente al vulnus creato dalle mafie alle nostre società, bensì crei le condizioni per un riscatto morale ed una tenuta macroeconomica proprio dei tessuti finanziari, imprenditoriali e produttivi interessati negativamente dal fenomeno mafioso».