L’Unione Europea, con il Regolamento (UE) 2023/1115, è stata chiara: nessun prodotto legato alla deforestazione potrà più essere commercializzato nel mercato europeo. L’obiettivo è ambizioso: proteggere le foreste, combattere il cambiamento climatico e fermare un processo che, dal 1990, ha cancellato 420 milioni di ettari di boschi nel mondo. Una perdita che non è solo […]
260 miliardi di euro di valore della produzione – pari al 8,3% del totale nazionale – 576 start-up innovative operanti nel settore – circa il 7% del totale in Italia. Sono questi i principali numeri della bioeconomia, ovvero l’insieme dei settori che utilizzano materie prime rinnovabili di origine biologica, fotografati dal 4° Rapporto sulla Bioeconomia in Europa presentato oggi a Palermo dalla Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo, dal Cluster della chimica verde Spring e da Assobiotec, l’Associazione nazionale per lo sviluppo delle biotecnologie, che fa parte di Federchimica, in collaborazione con l’Università degli studi di Palermo.
“Lo studio – commenta Stefania Trenti, responsabile Industry Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo – conferma la rilevanza della bioeconomia nel nostro Paese, con un trend di crescita che ha riguardato soprattutto le componenti più innovative e i mercati esteri. La vivacità di questi settori è evidente anche dall’elevato numero di start-up della bioeconomia che abbiamo censito per la prima volta nel Rapporto. A questo proposito è interessante notare la specializzazione nella bioeconomia delle start-up innovative di alcune regioni del Mezzogiorno (Sicilia, Sardegna e Puglia). In queste regioni, lo sfruttamento innovativo delle risorse biologiche dovrà giocare un ruolo importante, soprattutto nell’ottica di valorizzazione degli scarti delle attività primarie, come la pesca, trasformandoli da costo a risorsa”.
“Fra le diverse fasi che compongono il ciclo idrico la più rilevante in un’ottica di bioeconomia- aggiunge Laura Campanini economista della Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo – è quella della depurazione e della conseguente produzione dei fanghi. I fanghi possono costituire una fonte importante di biomassa, attualmente solo in parte sfruttata, visto l’ampio ricorso alla discarica. Lo studio evidenzia la necessità di passare da una logica di smaltimento a una di valorizzazione delle risorse biocompatibili. Dai fanghi si possono ricavare energia (biogas e biometano), singoli nutrienti (fosforo in primis) e biomateriali (bioplastiche). L’assetto normativo e regolamentare è cruciale perché in grado di indirizzare le scelte degli operatori. Il recente decreto sul biometano darà un impulso importante alla filiera”.
Giulia Gregori, componente del Comitato di Presidenza di Assobiotec-Federchimica, nonché Segretario Generale di Spring e componente del board del Consorzio industriale della partnership pubblico-privata con la Commissione Europea BBI JU aggiunge “I dati confermano l’importanza e le potenzialità della bioeconomia italiana, che negli anni è stata capace di dare vita a modelli fortemente innovativi e sistemici, sostenibili e competitivi allo stesso tempo. Basti pensare – prosegue Gregori – che proprio in Italia è stato ideato il concetto di bioraffineria integrata nel territorio, con filiere che partono dall’agricoltura e danno vita a prodotti innovativi capaci di trasformare i problemi ambientali in opportunità. Questo modello è oggi guardato con interessa anche a livello europeo”.
La bioeconomia come chiave di sviluppo del territorio siciliano è stato il tema al centro della tavola rotonda moderata da Francesco La Mantia, professore ordinario dell’Università di Palermo.
La scelta di Palermo come sede per la presentazione del Rapporto non è casuale. La Regione Sicilia vanta infatti un settore agro-alimentare di primaria importanza. Non solo: il territorio ospita alcune realtà d’eccellenza nel campo della bioeconomia circolare sia a livello produttivo (Eni a Gela) sia a livello di ricerca privata (Renovo Biochemicals, Orange Fiber) sia pubblica (come il CNR di Palermo, Messina e Mazara del Vallo e le Università di Palermo e Catania)
“Diverse Regioni – conclude Gregori – stanno oggi concretamente cercando di mettere in pratica un modello di bioeconomia intesa come rigenerazione territoriale, ispirandosi al concetto di “Regioni sostenibili” coniato a livello europeo dal Bioeconomy Panel. In Sicilia ci sono già diversi esempi in questo campo, che guardano ad uno sviluppo economico attento all’ambiente e alla qualità della vita delle persone. Coordinare e moltiplicare le iniziative virtuose nate nei diversi territori diventa sempre più importante. Il nostro auspicio, come SPRING, è che la Regione Sicilia possa aggiungersi alle altre 11 Regioni che hanno già aderito al nostro cluster attraverso il tavolo permanente che abbiamo creato proprio per questo scopo”