Economia e Giustizia

Colpo alla “Famiglia Tortoriciana”: una storia di mafia, estorsioni e frodi comunitarie

Nel cuore della provincia di Messina, un’indagine lunga e accurata ha portato alla luce un intricato piano criminale orchestrato dalla cosiddetta “Famiglia Tortoriciana”. Questa organizzazione mafiosa, composta principalmente dai gruppi dei “Bontempo Scavo” e dei “Batanesi”, è stata oggetto di un’ampia attività investigativa che ha rivelato un quadro inquietante di crimini, estorsioni e frodi comunitarie.

Le rivelazioni di tre collaboratori di giustizia, ex membri del gruppo mafioso dei “Batanesi”, hanno svolto un ruolo cruciale nell’identificare le attività criminali della Famiglia Tortoriciana. Grazie a queste testimonianze e a un meticoloso lavoro investigativo, le autorità sono state in grado di mettere insieme una preliminare prospettazione accusatoria che rivela l’entità di questo pericoloso gruppo criminale.

L’associazione mafiosa denominata “Famiglia Tortoriciana” ha operato seguendo i tipici canoni della mafia, utilizzando la forza e l’intimidazione derivante dal vincolo associativo per commettere una serie di delitti contro il patrimonio. Questi includono estorsioni e truffe aggravate perpetrati a danno dell’Unione Europea e dell’AGEA, l’Agenzia per le erogazioni in agricoltura, oltre al controllo diretto o indiretto di attività economiche ed imprenditoriali.

Un aspetto particolarmente rilevante delle indagini è stato il rilevamento di un’associazione criminale dedicata alla coltivazione, all’acquisto, alla detenzione, alla cessione e al commercio di sostanze stupefacenti. Questa organizzazione operava nel territorio tirrenico della Provincia di Messina, tra i comuni di Tortorici, Sinagra, Capo d’Orlando e Rocca di Capri Leone, ed era promossa e organizzata da individui legati in vari modi alla Famiglia Tortoriciana e ai “Batanesi”.

Le truffe ai danni dell’AGEA sono state una componente significativa delle attività criminali del gruppo. I membri dei “Batanesi” e dei “Bontempo Scavo” si sono dedicati in modo fraudolento alla percezione di contributi comunitari, garantendosi un lucrativo canale di finanziamento.

Inoltre, le indagini hanno rivelato episodi estorsivi ai danni di un’impresa calabrese coinvolta nella realizzazione del metanodotto tra i Comuni di Mistretta e Santo Stefano di Camastra. Questa impresa è stata costretta a versare una somma di 4.000 euro in occasione delle festività di Natale e Pasqua di ogni anno, dal 2015 al 2018. Inoltre, i membri della Famiglia Tortoriciana hanno estorto terreni agricoli da soggetti privati per scopi di pascolo.

Le autorità hanno eseguito un’azione risolutiva contro la Famiglia Tortoriciana, emettendo 21 ordinanze di custodia cautelare in carcere, 2 agli arresti domiciliari e 14 ordinanze interdittive che vietano l’esercizio di attività imprenditoriali legate a richieste di contributi comunitari o statali. Inoltre, è stato eseguito il sequestro preventivo di 349 titoli AGEA ottenuti fraudolentemente e il sequestro di somme superiori a 750.000 euro da conti bancari di 8 società, proventi delle truffe commesse per ottenere erogazioni relative alle campagne agricole 2015-2020.

Queste investigazioni confermano che le frodi comunitarie rappresentano ancora oggi uno dei principali mezzi di finanziamento illecito delle organizzazioni mafiose, insieme a metodi più tradizionali come estorsioni e traffico di sostanze stupefacenti. La complessità di queste attività criminali rende urgente un intervento coordinato delle forze dell’ordine e della magistratura.

Va sottolineato che l’indagine è ancora in corso e che gli indagati devono essere considerati non colpevoli fino a una sentenza di condanna definitiva. Tuttavia, questa operazione rappresenta un passo importante nella lotta alla criminalità di tipo mafioso nel Distretto di Messina, dimostrando l’impegno congiunto delle autorità nella tutela della legalità e della giustizia.

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