In questa fase di crisi causata dalla pandemia di Covid-19 il governo nazionale sta facendo scelte sbagliate soprattutto nei confronti del Sud e della Sicilia in particolare. Il Defr del governo nazionale è lacunoso nella parte che riguarda il Mezzogiorno e non tiene conto di alcune questioni come la riduzione della compartecipazione alla spesa pubblica da parte delle Regioni e in particolare della Sicilia. Sono solo due delle tante questioni sollevate dall’assessore all’Economia della Regione siciliana Gaetano Armao nella relazione in commissione Bilancio di Camera e Senato. Non solo: le misure messe in campo dal governo nazionale sono assolutamente insufficienti. “Assai limitate considerazioni sono state rivolte alle politiche di coesione e di riequilibrio territoriale e tale carenza appare rimarcata dalla mancanza, insieme ad altri documenti, della relazione sugli interventi nelle aree sottoutilizzate – dice Armao -. Si ratta di un documento programmatico che si attaglia a un paese privo del divario che è diventato una voragine tra il Centro-Nord e il Sud del Paese”.
Armao usa una metafora per rendere l’idea: è “come se – dice – nell’anamnesi di un paziente affetto da emiparesi il medico lo considerasse normalmente peripatetico e anzi prescrivesse una passeggiata postprandiale per alleviare il reflusso gastrico”. In pratica, sembra dire l’assessore siciliano all’Economia, il governo Conte ha sbagliato la diagnosi e dunque ha sbagliato la cura. “Occorre inserire nel Def 2020 decise ed imprescindibili misure di immissione di liquidità diretta, in particolare per le imprese del Sud – dice Armao -, mediante contribuzioni a fondo perduto quale condizione necessaria, anche se non sufficiente, per recuperare la prospettiva di una crescita possibile e soprattutto non socialmente distruttiva. Non può infatti ritenersi sufficiente, soprattutto nel Sud, il sostegno per l’accesso al credito, come chiarito dalla stessa Banca d’Italia”.
“La circostanza che sia del tutto omessa una specifica strategia per affrontare la crisi tenendo in debito conto la gravità e la peculiarità della crisi economica del Mezzogiorno non può non destare gravi preoccupazioni, e impone quindi la tempestiva integrazione del documento, diversamente da ritenersi lacunoso” dice Armao.
In Sicilia, secondo lo studio dell’assessorato all’Economia, il blocco delle attività produttive all’interno della regione ha interessato il 43% delle unità locali e genera, per ogni mese di blocco, una riduzione di fatturato pari a oltre 2,8 miliardi di euro. Nel Sud la quota di valore aggiunto interessata dal lockdown è del 33,5% (36,7% nel Centro-Nord), le categorie di rischio mutano nel medio periodo in ragione delle pregnanti debolezze del tessuto economico meridionale, la struttura più fragile e parcellizzata, data dalla quota più ampia di lavoratori autonomi (26,5% del totale degli occupati) e della prevalenza del settore dei servizi determina un impatto più grave del lock-down. “Considerando una perdita di 2000 euro pro-capite la compensazione prevista dal d.l. “cura Italia” si limita a circa il 30% (600 euro) – dice Armao -, con l’effetto di distruzione della impresa e microimpresa nell’area più debole del Paese, peraltro aggravato dalla difficoltà di accesso al credito il che può rendere meno agevolmente accessibili anche le misure basiche, ma ancora farraginose, del d.l. “liquidità” (25.000 euro di credito bancario). La più consistente precarietà del mercato del lavoro meridionale rende maggiormente difficile assicurare tutela a tutti i lavoratori, precari, temporanei, intermittenti o del “sommerso”, rimangono, infatti, privi di tutela circa 1,8 milioni di lavoratori privati: 800 mila lavoratori domestici (200 mila al Sud e 600 mila nel Centro-Nord); 1 milione di lavoratori a termine, che non erano occupati l’.1.3. (350 mila al Sud e 650 mila nel Nord)”.
Dai dati forniti da Cerved il sistema economico siciliano subisce un impatto marcato dagli effetti delle misure di contrasto alla pandemia Covid-19: 7.500 imprese in crisi di liquidità (18,7% del campione); 92 mila lavoratori in queste imprese, a rischio disoccupazione (28% del campione); 1,5 miliardi di liquidità necessaria per evitare che le crisi di liquidità si traducano in fallimenti. Più specificamente il fatturato medio delle aziende siciliane subirà una contrazione di 10,5 punti percentuali nel 2020 e di ulteriori 4 punti nel 2021, mentre tra i settori produttivi principalmente percorsi dall’epidemia da Covid-19 vi sono il turismo e i trasporti, stimando per la Regione Siciliana una potenziale perdita del fatturato 2020, per tali settori, compresa tra il 10% e il 20%, esponendo le imprese siciliane ad un rischio di default che è 4 volte superiore che nel Centro-Nord .
Sul piano della finanza pubblica regionale le analisi di Fitch-Ratings, 2020-2024 evidenziano un repentino abbassamento delle entrate erariali che giunge già nel 2021 a circa un miliardo di euro , con un pregnante effetto sugli equilibri di bilancio se non sostenuti da una modifica del meccanismo di compartecipazione sulle entrate ed una decisa riduzione del concorso alla finanza pubblica.