Torno ancora una volta sul tema del futuro della mia professione.
Ci torno perché le cose cambiano velocemente. Un po’ come il cambiamento climatico: tutti vediamo quotidianamente cosa succede ma facciamo finta di niente ed andiamo avanti fin quando l’acqua non ci arriverà alle ginocchia.
Approfittando di un sabato di maltempo (oramai raro fenomeno), bloccato a casa dalla pioggia ho voluto sperimentare, personalmente, le performances di OpenAI con la sua Chat GPT.
Per chi non lo sapesse (temo molti, almeno tra i colleghi Commercialisti) stiamo parlando di una web application di intelligenza artificiale in grado di “rispondere” in maniera abbastanza realistica a qualsiasi domanda posta dall’utilizzatore. Qualsiasi argomento, moltissime lingue.
Poi, non contento, ho voluto destare un’altra applicazione per la realizzazione di linee di storytelling o, più prosaicamente, di presentazioni.
Di seguito il risultato:
Al netto di qualche inesattezza, un risultato davvero impressionante. In meno di 5 minuti una presentazione, in inglese, pronta per essere utilizzata.
Quello che stanno facendo le società di Intelligenza artificiale è rendere fruibile l’enorme data base fornito da tutti i contenuti presenti in rete.
E, come le ondate di calore per il climate change, questi strumenti sono segnali anticipatori per il futuro. Sono una piccola finestra su quello che ci aspetta nei prossimi anni e, per le professioni contabili, il futuro non appare per niente roseo.
Una professione sostanzialmente incardinata sugli adempimenti è inevitabilmente la principale vittima di questi processi di digitalizzazione. Come CHAT GPT riesce ad analizzare i contenuti presenti in rete, l’enorme quantità di dati, se resa disponibile, potrà essere di ausilio per ricostruire la posizione del contribuente determinandone così il carico fiscale.
Ma la nostra categoria pare ignorare qualsiasi segnale e volge costantemente la sua attenzione verso la confort zone del lavoro che, con modeste variazioni, ha esercitato negli ultimi 20 anni.
C’è pertanto da chiedersi perché? Perché una categoria di professionisti digitalizzati ed in possesso di competenze non comuni non riesce ad intercettare i segnali del cambiamento?
Ad avviso di chi scrive la progressiva perdita di efficacia delle organizzazioni ordinistiche, la nostra in particolare, è da attribuirsi al metodo elettivo. Una Professione costituita per più del 90% da specialisti dell’adempimento tende pertanto a perpetuare sé stessa attraverso anche l’elezione dei propri rappresentanti.
Questi ultimi, seguendo uno schema comportamentale già noto a Schumpeter, sono più interessati al soddisfacimento delle logiche di breve periodo in vista delle successive elezioni, piuttosto che operare nell’interesse complessivo della Professione.
Il risultato è sotto gli occhi di tutti, e, mentre, l’Agenzia delle Entrate si chiude in sé stessa evitando ogni forma di paritetica collaborazione, mentre il contenzioso tributario si fa sempre più isterico ed esasperante, mentre intere aree di interesse della nostra professione vengono letteralmente omaggiate ai colossi della consulenza, si continua a discutere circa il rinnovo di questa o quella scadenza.
Perché se è vero che abbiamo avuto un novembre inumano, è vero altresì che ci aspettano tanti mesi inumani e saranno sempre peggio, sempre più asfissianti, sempre più ingestibili ed allora forse dovemmo accorgerci che l’acqua è oramai arrivata sotto la cinta ed è il momento di guardare alle scialuppe di salvataggio.
Anche perché il rischio sempre più concreto è quello di ritrovarsi ad essere membri di una organizzazione umana sempre meno capace di garantire gli interessi della collettività che rappresenta.
Due sono, a mio avviso, gli elementi fondamentali per il rilancio della nostra professione:
Rivendicare un sostanziale diritto allo sciopero;
Adeguare la Professione al contesto che cambia, guardando con sempre maggiore interesse alle attività che sino ad adesso hanno svolto un ruolo marginale nella categoria.
Per quanto concerne il primo punto, è l’articolo 2-bis della legge 146 del 1990 (sciopero nei servizi pubblici essenziali) ad aver disciplinato l’astensione dei professionisti attraverso la previsione di Codici di autoregolamentazione vagliati dalla Commissione di garanzia sugli scioperi. Nel caso dei Commercialisti il diritto all’astensione volontaria lavorativa è di fatto negato. Sino a pochissimo tempo fa lo stesso poteva dirsi anche per l’astensione da malattia e infortunio. Le previsioni normative contenute nella Legge di Bilancio 2022 e le relative tutele dimostrano come una azione comune possa portare risultati inimmaginabili sino a poco tempo prima. Occorre pertanto uno sforzo collegiale, unito ad una piena consapevolezza della portata dello strumento in termini negoziali.
Va, infine, posta l’adeguata attenzione verso le nuove competenze professionali ovvero spostare la figura del Commercialista dagli ambiti meramente contabili nei quali si è volontariamente chiuso. Il Commercialista deve, in estrema sintesi, porsi non solo quale soggetto responsabile dell’elaborazione del dato ma quanto piuttosto come Professionista in grado di certificare la veridicità del dato prodotto fornendone garanzia di autenticità e correttezza nell’ambito dei rapporti tra Utente e PA. Inoltre, occorre rivendicare le competenze del Dottore Commercialista quale profondo conoscitore delle logiche “what-if” in politica industriale. Il Dottore Commercialista, infatti, è uno dei principali attori delle politiche economiche del paese ed è il vero collante tra beneficiari ed ente erogante. In quest’ottica vanno rivendicati quei ruoli chiave all’interno della PA nella definizione, gestione ed erogazione di risorse finanziarie ma va anche ribadita la competenza dei Dottori Commercialisti nell’Architettura delle Scelte ovvero nella capacità di disegno, erogazione, utilizzo e certificazione degli strumenti di stimolo all’economia.
Gli spazi garantiti in questo spazio non consentono ulteriori approfondimenti. Lascio pertanto questi due temi aperti per eventuali future discussioni o approfondimenti.
Occorre però fare presto. L’acqua continua a salire. Non ci resta che appellarci al senso di responsabilità degli Organi Ordinistici.
Di umano questa professione oramai ne ha ben poco.