L’Unione Europea, con il Regolamento (UE) 2023/1115, è stata chiara: nessun prodotto legato alla deforestazione potrà più essere commercializzato nel mercato europeo. L’obiettivo è ambizioso: proteggere le foreste, combattere il cambiamento climatico e fermare un processo che, dal 1990, ha cancellato 420 milioni di ettari di boschi nel mondo. Una perdita che non è solo […]
L’annuncio dell’amministrazione Trump del 2 aprile 2025, che introduce un dazio del 20% sulle importazioni di vino europeo negli Stati Uniti, ha sollevato un’ondata di reazioni tra produttori, consorzi e associazioni italiane. La misura, destinata a colpire in modo diretto uno dei comparti simbolo del Made in Italy, solleva una domanda fondamentale: l’economia americana uscirà più forte o più debole da questa scelta? E quella europea?
Un approccio “no panic” per affrontare la sfida
Di fronte alla nuova realtà dei dazi, l’invito da parte di chi opera nel comparto è quello di mantenere la calma e adottare un approccio improntato all’armonizzazione. “Serve un percorso continuo, sereno e basato sulla contrattazione a livello europeo”, si sottolinea da più parti. L’obiettivo? Evitare impennate inflattive che ricadano interamente sui consumatori finali, favorendo invece un’equa distribuzione dell’impatto economico lungo tutta la filiera, dal produttore al distributore.
La voce dei territori: preoccupazioni e reazioni differenziate
Per Camillo Pugliesi, Direttore del Consorzio Vini DOC Sicilia, la decisione americana rappresenta “un elemento di forte preoccupazione”, con conseguenze che si ripercuoteranno sia sui produttori che sui consumatori statunitensi, privati della possibilità di accedere a vini di alta qualità a prezzi accessibili. Tuttavia, il Consorzio non intende fermarsi: “Puntiamo a rafforzare la nostra presenza su altri mercati strategici come Canada e Regno Unito”.
Alessio Planeta, imprenditore vinicolo e figura di riferimento per l’enologia siciliana, sottolinea l’importanza di affrontare il tema da un punto di vista sistemico:
“Di fronte alla realtà dei dazi, riteniamo fondamentale adottare un approccio all’insegna del ‘no panic’ e dell’armonizzazione: un percorso continuo, silenzioso, sereno e fondato su una contrattazione equilibrata a livello europeo. Bisogna evitare colpi di scena e puntare invece su quella diplomazia che da sempre sostiene le relazioni commerciali internazionali. Che si tratti di vino o di altri prodotti, sono molti gli attori coinvolti nel percorso produttivo e distributivo. È essenziale che ciascuno sia disposto a collaborare e, se necessario, a rinunciare a una parte del proprio margine di profitto. Solo così si può evitare che l’aumento dei costi imposto dai dazi si riversi interamente sul consumatore finale, contribuendo a una spinta inflattiva troppo marcata.”
Planeta ricorda anche il valore strategico del turismo americano per l’Italia e la Sicilia: “Questo legame ci invita a preservare rapporti improntati al rispetto e alla serenità nei confronti dei cittadini americani che scelgono il nostro Paese come meta. La vera domanda da porsi, per il futuro del comparto agricolo, è: alla fine di tutto questo, l’economia americana sarà più forte o più debole? E quella europea?”
Di tono più pragmatico l’intervento di Vitaliano Maccario del Consorzio Barbera d’Asti e Vini del Monferrato, che guarda alla situazione con cauto ottimismo: “Grazie ai nostri prezzi competitivi e alla popolarità dei nostri vini tra i giovani, riteniamo che l’impatto sarà contenuto. Inoltre, continuiamo a investire nei rapporti con player statunitensi, come dimostra l’accordo con il Monopolio della Pennsylvania”.
Umbria tra sfide e nuove opportunità
Dall’Umbria arrivano voci consapevoli delle difficoltà ma anche determinate a trasformarle in opportunità. Giovanni Dubini, presidente dell’associazione MTV Umbria, sottolinea l’importanza dell’enoturismo come leva di promozione e resilienza: “Non dobbiamo farci scoraggiare. Continueremo a investire in accoglienza e valorizzazione delle eccellenze locali”.
Massimo Sepiacci, presidente di UmbriaTop, evidenzia come la fine dell’incertezza rappresenti un primo passo: “Ora sappiamo con certezza l’entità del dazio. Il contraccolpo sarà duro per i vini di fascia media, ma possiamo reagire puntando su mercati alternativi, digitalizzazione e sinergie con altri settori del Made in Italy”.
Oltre il vino: un legame da preservare
Oltre ai numeri e alle strategie, resta centrale la dimensione culturale e simbolica del vino italiano come ambasciatore del territorio. La riflessione si allarga al rapporto tra Italia e Stati Uniti, richiamando il ruolo fondamentale del turismo americano. È necessario che le relazioni commerciali restino fondate sul rispetto reciproco e su una diplomazia attenta e collaborativa.
Come ammoniva ironicamente Churchill, “non vorremmo che i soldi tolti dalle tasche di un inglese per essere messi in quelle di un altro inglese si perdano nel tragitto”. Così anche nel contesto attuale, l’obiettivo è che i dazi non si trasformino in un gioco a somma zero, ma che diventino, se ben gestiti, un’opportunità per rafforzare i sistemi economici coinvolti, senza compromettere i legami costruiti negli anni.
Conclusione
La risposta del comparto vinicolo italiano ai dazi americani si muove tra pragmatismo e determinazione. Se da un lato le preoccupazioni sono legittime, dall’altro emerge una forte volontà di reazione e adattamento. La qualità, l’identità territoriale e la capacità di fare sistema restano le carte vincenti per affrontare un mercato in evoluzione. Ma la vera domanda resta aperta: chi uscirà davvero rafforzato da questo nuovo scenario globale?