Non pensavamo che si potesse arrivare a questo punto, a sfiorare il senso del ridicolo. E invece siamo anche a questo. Cos’altro è la sceneggiata napoletana di Leoluca Orlando: prima ha lanciato una fantomatica lista dei territori, poi ha imposto il proprio candidato al centrosinistra, infine non volendo ammettere il proprio fallimento in assenza di nomi da candidare nella lista pomposamente annunciata ha rilasciato un’intervista pubblicata nell’edizione palermitana di Repubblica in cui emerge un ego abnorme e una mancanza di umiltà disarmante: “Se non ci fossi bisognerebbe inventarmi” ha detto più o meno il sindaco di Palermo pensando, forse, di essere il migliore alleato della destra e non un simpatizzante (non è iscritto al Pd e ha detto che non si iscriverà) dei democratici.
Una sfacciataggine mai vista. Tanto più che il Pd, di cui è segretario tale Matteo Renzi che a Orlando ha dato tanta fiducia, ha dovuto ricorrere al soccorso rosso di Rosario Crocetta per poter fare la lista Micari presidente. Così, guarda un po’ il paradosso, Micari si ritrova a essere il candidato del Megafono, quel movimento politico che in tanti hanno disprezzato, vituperato, insultato.
Cosa volete che sia in questa terra in cui si è capaci di accettare turandosi il naso anche i pargoli di deputati sonoramente condannati per reati anche gravi. Ma tornando a Orlando, che il sindaco lo sa fare ma di una città che sta piano piano portando allo sfacelo finanziario, ha proprio ragione Crocetta quando dice: “Quando si mette davanti l’io e l’ego e il progetto viene passato in seconda fila si è individualisti e non si è un leader. Un leader prima di pensare a se stesso pensa agli altri, ed è quello che ho fatto. Leoluca Orlando assente in queste riunioni febbrili? Magari sarà a Palazzo delle aquile, fa un lavoro prezioso, mica si può allontanare”.