Associazione a delinquere di stampo mafioso, riciclaggio, raccolta abusiva di scommesse, truffa ai danni dello Stato, reimpiego e intestazione fittizia di beni, traffico di stupefacenti: sono alcuni dei reati contestati a 61 persone coinvolte nell’inchiesta “Game Over”, alle quali la Procura della repubblica di Palermo ha notificato poche ore fa l’avviso di conclusione delle indagini che Agipronews ha potuto visionare.
L’inchiesta, coordinata dai Pm Antimafia De Luca, Tartaglia e Picozzi, aveva portato il primo febbraio all’arresto di 31 persone e al sequestro di beni immobili, società e conti correnti bancari. Al vertice dell’organizzazione Benedetto “Ninì” Bacchi, personaggio chiave dell’inchiesta e accusato di concorso in associazione mafiosa e riciclaggio del denaro dei clan. Assieme ad Antonio Lo Baido, scrive la Procura nell’avviso di conclusione indagini, Bacchi “stringeva accordi con i capi delle associazioni criminali dei quartieri di Palermo, che avrebbero imposto le loro imprese quali unici soggetti legittimati a gestire videopoker e scommesse online”.
In cambio, i due avrebbe garantito alle organizzazioni criminali “un introito fisso o calcolato a percentuale sulle entrate dell’affare”. L’attività di apertura di centri scommesse, spiega Agipronews, si svolgeva attraverso marchi – B2875, Onebetsport, LPSport, Aleabet – riconducibili alla società maltese Phoenix International, attualmente in amministrazione giudiziaria.
Nell’inchiesta è finita anche Leaderbet, un’altra società maltese di giochi online, sospettata di legami con la criminalità palermitana. I 61 indagati hanno venti giorni per produrre elementi di difesa che convincano la Procura ad archiviare le accuse, in caso contrario i Pm procederanno con le richieste di rinvio a giudizio indirizzate al Giudice per le indagini preliminari. (Agipronews)