L’industria alimentare italiana al centro dell’economia del Paese e cruciale per l’esportazione del ‘made in Italy’ nel mondo. È quanto emerge da una ricerca condotta da Federalimentare e Censis e presentata oggi nel corso dell’assemblea di Federalimentare nell’ambito della kermesse Cibus a Parma. L’associazione ha chiamato a raccolta rappresentanti delle istituzioni e del Governo per fare il punto sull’andamento del settore e confrontarsi con le sfide che l’attualità impone, tra Europa, crisi globali, export e sviluppo. Presenti all’evento anche due rappresentanti del Governo Meloni, come il ministro per le Imprese e il Made in Italy Adolfo Urso e il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, Mirco Carloni presidente commissione Agricoltura alla Camera, Paganini, professore alla Temple University di Philadelphia e presidente di Competere e Matteo Zoppas, presidente Agenzia Ice.
“L’industria alimentare tra Unione europea e nuove configurazioni globali”, questo il titolo dell’indagine, ha evidenziato la centralità dell’industria alimentare e del Made in Italy e l’importanza delle future scelte in Europa. Nel dettaglio, per il 93% degli italiani l’industria alimentare è sinonimo di sviluppo sociale ed economico, per il 94% il Made in Italy è uno dei principali ambasciatori dell’italianità nel mondo e un traino per l’economia grazie a un export che ha raggiunto i 53 miliardi di valore nel 2023, mentre per l’89% servono azioni più incisive a supporto della competitività delle imprese europee nei confronti di quelle extra europee. Insomma gli italiani credono nel settore ma serve anche un contributo da parte dell’Europa.
Intanto, però, il mercato vola: l’industria alimentare è infatti oggi al primo posto dei settori manifatturieri per valore del fatturato e al secondo posto sia per numero di imprese che di addetti, con un valore pari a 193 miliardi di euro, cioè il 15,6% del totale del fatturato dei settori industriali. Nel periodo 2013-2023, il fatturato di alimentari e bevande è aumentato del 31,3%, con 60.400 imprese per 464 mila addetti. La spesa delle famiglie per prodotti alimentari e bevande ammonta a 195 miliardi di euro e risulta pari al 15,2% del totale spesa delle famiglie per consumi, quota più alta di Paesi omologhi come Francia, Spagna, Germania e Paesi Bassi.
Un pezzo importante di questi dati poi viene dall’export, che è aumentato del 57,3% nel 2013-2023 e del 148,5% nel 2003-2013. Tra le aree geografiche di destinazione, il 56,2% è andato nei mercati Ue e il 14,9% nei Paesi extraeuropei. Numeri che fanno del Made in Italy ormai una potenza economica che l’anno passato ha raggiunto un valore di oltre 380 miliardi di euro, più di due terzi del totale del valore dell’export italiano nell’anno indicato. Un’etichetta che quasi il 91% dei cittadini definisce “espressione dell’orgoglio italiano” e il 94% “uno dei principali ambasciatori dell’italianità nel mondo”.
Per Adolfo Urso, ministro proprio del Made in Italy, questo è “ormai nel mondo il prodotto di qualità ed eccellenza a livello globale, che ha saputo vincere controcorrente la sfida della globalizzazione”. Gli fa eco Francesco Lollobrigida, ministro dell’Agricoltura e della Sovranità Alimentare. “Ogni iniziativa di altissimo livello, come Cibus, che promuove le eccellenze italiane, ha un valore incalcolabile. Ci sono tanti buyer di altri paesi che vengono alle fiere perché i cittadini del mondo hanno fame d’Italia”. In merito al Dl Agricoltura “c’è una visione strategica che conferma la volontà dell’Italia di avere al centro il settore produttivo, tutelandolo e garantendo ai nostri produttori il giusto prezzo, garantendo anche la possibilità di avere terreni agricoli protetti da eventuali speculazioni e di poter contrastare le criticità del settore”. Il provvedimento, per il vicepresidente del Senato Gian Marco Centinaio, “conferma l’attenzione del governo per il settore agroalimentare e promuove l’alleanza tra produttori agricoli, industria alimentare e distribuzione, con il riconoscimento per tutti di un compenso adeguato”.
Insomma, emerge un settore strategico per l’Italia, che ancora “cresce ancora troppo poco e solo negli ultimi mesi sta ritrovando un po’ di vocazione alla crescita- sottolinea Giorgio De Rita, segretario generale del Censis- una crescita che l’Italia sta ritrovando grazie all’industria e soprattutto all’alimentare italiano, condizionata da una dimensione europea che diventa sempre più significativa”.
Allo stesso tempo però, secondo la ricerca, gli italiani pensano che anche l’Europa debba fare la propria parte per tutelare questo patrimonio: l’84,9% è convinto che occorra innalzare barriere alle merci che arrivano da Paesi con regole sanitarie e di sicurezza inadeguate rispetto a quelle imposte alle imprese Ue, e oltre l’89% pensa che l’Unione Europea dovrebbe affiancare le imprese dei Paesi membri nel loro sforzo per diventare più competitive rispetto a quelle dei Paesi non Ue. Secondo Paolo Mascarino, Presidente di Federalimentare, “l’industria alimentare italiana vuole dare un grande contributo all’agenda di sviluppo del Paese. Le imprese hanno fondamentali solidi, e sanno come produrre alimenti unici e inimitabili. Ma per continuare la traiettoria di crescita, occorre anche un impegno delle istituzioni, europee e italiane, a livello strutturale. A tal proposito vorremmo una Europa che favorisca il talento imprenditoriale del nostro comparto con iniziative che ne promuovano la competitività a livello internazionale”, conclude Mascarino.