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I dipendenti della Pubblica amministrazione italiana sono 3,2 milioni e si tratta del minimo storico degli ultimi 20 anni. Almeno 300mila persone andranno in pensione nel prossimo triennio mentre sono 119 mila i nuovi ingressi previsti nel 2021 dai concorsi, ma è necessario pianificare in modo mirato i fabbisogni. Dal Pnrr 1.300 milioni di euro di risorse per migliorare la capacità amministrativa e 400 milioni di fondi strutturali e cofinanziamento: il 57,9% per la buona amministrazione, il 40,5% per competenze e carriere, l’1,6% per l’accesso e il reclutamento. A questi si aggiungono 6.143,2 milioni per la trasformazione digitale della PA. Impatto del Covid19: smart working passa dall’1% del 2019 al 33% nell’emergenza. Nella Sanità il 66,5% degli infortuni Inail da Covid19 nell’industria e servizi.
La ricerca FPA sul lavoro pubblico presentata in apertura di Forum PA 2021.
Pubblica amministrazione: il calo del personale
Dopo una discesa durata oltre 10 anni, il numero dei dipendenti pubblici era risalito dello 0,5% nel 2019. Ma il numero è tornato a scendere del -0,97% nel 2020, fissandosi a 3.212.450, circa 31 mila persone in meno rispetto all’anno precedente. Prefetti, Ministeri, Agenzie Fiscali, Enti Pubblici non economici e Città Metropolitane hanno perso tra il 5% e il 7% del personale, i Comuni più del 2%. L’unico comparto con una crescita significativa dell’occupazione a tempo indeterminato è la Sanità.
Il confronto europeo
Dal confronto europeo, i lavoratori pubblici italiani in rapporto al totale non sono numerosi. Oggi in Italia opera nel settore pubblico il 13,4% dei lavoratori, meno che in Francia (che ha 5,6 milioni di dipendenti pubblici, il 19,6% del totale dei lavoratori), in Regno Unito (5,2 milioni, il 16%,) o in Spagna (3,2 milioni, il 15,9%) ma più della Germania (4,8 milioni, il 10,8% del totale). Nel confronto con questi paesi è più basso anche il, rapporto tra numero dei dipendenti pubblici e residenti: in Italia sono il 5,6%, in Francia l’8,4%, in Inghilterra il 7,8% e nella Spagna il 6,8%.
L’invecchiamento
La pubblica amministrazione italiana è anziana. L’età media (in leggero calo) è 50 anni, con ampie differenze tra i comparti: supera i 55 anni in enti come Cnel, Presidenza del consiglio e Carriera Penitenziaria, è di 39 anni nelle Forze Armate. Gli over 60 rappresentano il 16,3%, gli under 30 appena il 4,2%. È “pensionabile”, perché ha già compiuto 62 anni, il 16,3% del totale, oltre 500 mila persone, ma ce ne sono anche 180 mila che hanno maturato 38 anni di anzianità. Guardando solo l’anzianità contributiva, da Regioni e autonomie locali potrebbe andare in pensione il 10,9% dei dipendenti, dalle amministrazioni ministeriali il 15,2%. Guardando il requisito anagrafico si stima un’uscita di circa 105 mila persone dal SSN nell’arco dei prossimi 3-4 anni, di 215 mila persone dalla scuola.
Competenze e formazione
Sulla formazione dei dipendenti pubblici l’Italia continua ad investire poco. Nel 2019, l’ultimo anno fotografato dalla Ragioneria dello Stato, l’investimento complessivo è stato di 163,7 milioni di euro, 110 milioni in meno rispetto a 10 anni fa, che corrispondono a una media di 1,2 giorni di formazione l’anno. I laureati nella PA sono il 41,5%, cresciuti del 21,5% negli ultimi 10 anni, ma con un predominio di giuristi: 3 su dieci sono laureati in giurisprudenza, il 17% in economia, il 16% in scienze politiche o sociologia. Secondo i dati Istat la formazione è soprattutto su competenze tecnico specialistiche (45,2% dei partecipanti) e giuridico – normativa (30,9%), mentre solo una minoranza ha svolto corsi per accrescere competenze digitali (5%) o di project management (2,3%).
Spesa e indebitamento
Nel 2020 l’Italia ha speso 173,4 miliardi di euro per i redditi da lavoro dipendente nel settore pubblico, +0,3% rispetto al 2019, un incremento ben inferiore al +2,4% inizialmente preventivata per la crescita di personale. Ma nei prossimi anni si prospetta una crescita a livelli mai raggiunti nell’ultimo decennio, tra rinnovi contrattuali e arretrati, perequazioni, aumenti Covid per il personale sanitario e assunzioni in deroga: la spesa per redditi aumenterà di circa 4 miliardi nel 2021, per raggiungere il picco di 187 miliardi nel 2022. Un calo delle entrate complessive di 54 miliardi e maggiori spese per 75 miliardi, invece, hanno portato l’indebitamento netto delle Amministrazioni Pubbliche nel 2020 a -156.860 milioni di euro, il 9,5% del Pil, in aumento di circa 129 miliardi rispetto al 2019 (quando era -27.901 milioni di euro, l’1,6% del Pil).
Smart Working
Prima della pandemia il ricorso a forme di lavoro agile era sostanzialmente irrilevante, circa l’1% nel 2019 secondo l’ISTAT. I provvedimenti del Governo hanno portato in smart working un dipendente della PA su tre (il 33%) nel secondo trimestre 2020. Un buon risultato, anche se avrebbero potuto essere oltre il doppio, considerando che il 64,9% delle professioni della PA si potrebbe svolgere anche a distanza. Lo smart working, oltre a far sperimentare alle organizzazioni pubbliche una modalità inedita di organizzazione del lavoro è stato determinante per preservare i posti di lavoro: nei primi tre trimestri del 2020, tra i diversi settori economici solo la PA non ha subito contraccolpi occupazionali della crisi (con posizioni lavorative e monte ore lavorate pressoché invariate).
Pubblica amministrazione: l’esposizione al virus
Non per tutti lo smart working è stato possibile. Una grande fetta della Pubblica amministrazione, il 58% del totale che lavora nell’istruzione e nella sanità, si è trovata a lavorare sulla linea di fuoco. Il settore della sanità e assistenza sociale registra il 66,5% di tutte le denunce di infortunio sul lavoro da Covid19 all’Inail nel comparto industria e servizi da inizio epidemia al 30 aprile 2021, seguito dall’amministrazione pubblica (tra cui Asl, regioni, province e comuni) con il 9,2%. E la sanità conta anche la maggioranza (26%) di denunce di infortunio con esito mortale da Covid19. La professione più coinvolta dai contagi durante l’emergenza è quella dei tecnici della salute (38% di denunce Inail, soprattutto infermieri), seguita dall’operatore socio-sanitario con il 18,7%, il medico con l’8,7%, l’operatore socio-assistenziale con il 7,1%.
Next Generation Pubblica amministrazione
Nel PNRR saranno previsti investimenti in Capacità Amministrativa della PA per 1,3 miliardi di euro, più ulteriori 0,4 miliardi di fondi strutturali UE e cofinanziamento nazionale. Nel dettaglio, investiremo l’1,6% del totale previsto, pari a 20,5 milioni di euro, in politiche e strumenti per l’accesso e il reclutamento, a cui sommare 4,5 milioni del POC – Pon Governance; il 57,9%, pari a 734,2 milioni di euro, nella Buona Amministrazione, più 4 milioni che stiamo già spendendo sul Pon Governance 21-23; il 40,5%, pari a 514,2 milioni di euro, in Competenze e Carriere delle persone, a cui vanno sommate risorse complementari per 392 milioni.