Il recente bando da 13 milioni di euro per la gestione dei servizi aggiuntivi nei parchi archeologici di Taormina-Giardini Naxos, Tindari e Isole Eolie sta generando polemiche tra gli operatori del settore e le autorità. La scelta di includere in un unico macrolotto l’intera provincia di Messina, da Taormina a Tusa, ha sollevato critiche per la disparità economica tra i siti coinvolti. Persino Mario La Rocca, direttore generale del Dipartimento dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana, ha definito questa impostazione “assurda”, evidenziando come i rendimenti attesi da siti come Taormina non possano essere replicati in realtà più piccole come Tindari.
Un altro aspetto contestato è l’enfasi posta sulla biglietteria a scapito dei servizi di valorizzazione culturale. Gli operatori del settore temono che l’approccio privilegi esclusivamente la raccolta di introiti, penalizzando la promozione e la fruizione del patrimonio archeologico. Una recente sentenza del Consiglio di Stato ha ribadito l’importanza dei servizi di valorizzazione, sottolineando che questi dovrebbero essere centrali nelle gare di appalto, mentre le attività di biglietteria e vigilanza dovrebbero avere un ruolo accessorio.
Il bando prevede l’assunzione di circa 100 persone, un elemento che ha generato dubbi sulla possibilità di utilizzi clientelari, piuttosto che di una reale valorizzazione delle risorse umane per la gestione dei parchi. Questo timore si aggiunge alle preoccupazioni per un modello di gestione che potrebbe estendersi ad altri bandi futuri.
Il bando messinese potrebbe diventare un precedente per altre gare di rilievo nei parchi siciliani. Tra queste:
Il valore complessivo delle prossime gare si aggira attorno agli 80 milioni di euro. Tuttavia, rimangono ancora da definire il futuro della Villa Romana del Casale, di Morgantina e di molti parchi archeologici minori, spesso considerati non sostenibili economicamente.
Di fronte a queste criticità, si fa strada l’idea di un nuovo modello gestionale basato su macro-aree, una biglietteria unica regionale e un approccio manageriale per valorizzare anche i siti meno frequentati. Tuttavia, tali ipotesi suscitano perplessità, tra accuse di eccessivo accentramento e la necessità di rispettare il Codice dei Beni Culturali in maniera sostanziale.
In alcune aree, come Siracusa, la biglietteria è attualmente gestita dalla Fondazione per l’Istituto Nazionale del Dramma Antico (Inda) in attesa dell’avvio di una nuova gara. Questo modello di gestione mista pubblico-privata potrebbe rappresentare un’opportunità, ma richiede un approccio strategico e trasparente per allinearsi alle esigenze di valorizzazione e sostenibilità.
Il bando per i servizi aggiuntivi nei parchi archeologici siciliani, e le polemiche che ne sono seguite, riflettono un bisogno urgente di rinnovare la filosofia di gestione dei beni culturali nell’isola. Per garantire che il patrimonio archeologico venga realmente valorizzato, occorre superare l’approccio centrato sulla biglietteria, promuovendo una gestione integrata e sostenibile. I prossimi bandi saranno un banco di prova cruciale per dimostrare se la Sicilia è pronta a cogliere questa sfida.