I giudici della prima Sezione del Tar di Palermo (Calogero Ferlisi, presidente, Aurora Lento e Sebastiano Zafarana) hanno accolto i ricorsi delle aziende che avevano presentato ricorso contro il Piano regionale di tutela della qualità dell’aria.
“Apprendiamo della sentenza del Tar di Palermo – dichiara l’assessore regionale al Territorio e Ambiente Toto Cordaro – che riguarda il Piano della tutela e della qualità dell’aria della Regione Siciliana. Non siamo ancora in possesso delle motivazioni relative al Piano, redatto dall’Arpa-Sicilia; di conseguenza, seppur le sentenze vanno applicate sempre, ci riserviamo di esprimerci non appena tale provvedimento sarà notificato. Quanto agli obiettivi del Governo regionale, restano per noi priorità assolute la tutela dell’ambiente e della salute pubblica e la salvaguardia dei livelli occupazionali. Come conciliarle, lo concorderemo in un confronto leale con le parti interessate”.
“L’odierna sentenza del TAR che accoglie tutte le motivazioni delle aziende ricorrenti avverso al Piano Regionale di tutela della qualità dell’aria in Sicilia, conferma quanto affrettate ed ingiustificate ma soprattutto lesive fossero alcune prescrizioni impartite alle aziende stesse. Da mesi invochiamo un franco confronto con i tecnici dell’Assessorato all’Ambiente con l’obiettivo comune di apportare dei correttivi al Piano affinché le misure derivanti dal Piano stesso fossero realmente efficaci per la salute della popolazione e tenessero conto della sostenibilità economica dei costi relativi. Oggi, nel ribadire che è importante ed imprescindibile che la Regione si doti di un Piano di tutela della qualità dell’aria che sia rispettoso di tutte le norme comunitarie e nazionali in vigore, nonché dell’ordinamento giuridico, auspichiamo che presto si possa avviare un tavolo tecnico che prenda in esame quanto rilevato nella sentenza del Tar. Le Aziende interessate si impegnano, nel contempo, a proseguire i propri progetti di miglioramento e adeguamento previsti nelle AIA”.
“Il piano dell’aria, così come promulgato dalla Regione siciliana, avrebbe smantellato la maggior parte delle industrie isolane gettando sul lastrico decine di migliaia di famiglie e avrebbe fatto collassare l’economia di alcune province. Si sarebbe bloccato qualsiasi sviluppo e impedita la possibilità di una evoluzione verso una economia green per produrre solo macerie e deserto industriale”. Così Claudio Barone, segretario generale della Uil Sicilia commenta la sentenza del Tar che annulla questo piano. “Avevamo chiesto più volte di aprire un confronto – continua il leader della Uil – per modificare le misure adottando parametri realistici per consentire investimenti per la riqualificazione e la tutela dell’ambiente senza distruggere i posti di lavoro. Sino ad oggi però abbiamo ricevuto dalla Regione solo riposte ambigue e dilatorie. Adesso con questa sentenza c’e’ l’occasione di ripartire facendo un discorso serio su lavoro, ambiente e transizione verso l’economia verde, che libera investimenti. Speriamo che la Regione non si incanaglisca nel riprodurre una situazione drammatica. Il sindacato ha già proclamato azioni di lotta. Basta nascondersi dietro capziose rigidità burocratiche, come dimostra l’attuale sentenza, il governo si assuma le proprie responsabilità e cambi passo”.”
“Come era facilmente prevedibile, il Tar ha bocciato il Piano dell’Aria della Regione Siciliana, accogliendo sostanzialmente tutti i rilievi presentati dalle aziende”.dice Giovanni Cafeo, Segretario della III Commissione Ars Attività Produttive.
“La pervicacia del Governo, unita all’arroganza e all’atteggiamento superficiale di chi ritiene superfluo investire in uno dei settori trainanti dell’economia mondiale come quello industriale per puro preconcetto, oltre ad essere state sconfitte di fatto dai dati economici che nel nostro territorio confermano la tenuta dell’economia proprio grazie alla zona industriale, lo sono adesso anche di diritto – spiega Cafeo – grazie ad una sentenza chiara e netta ma non certo inattesa”.
“Prescrizioni più stringenti di quelle già rigide comunitarie, dati vecchi e inattendibili, assenza di una comparazione del rapporto costi/benefici sono alcuni dei rilievi mossi dal Tar e da tempo sollevati anche dalle imprese siciliane – prosegue l’On. Cafeo – con appelli rimasti sostanzialmente inascoltati, al di là dei soliti tavoli convocati per perdere tempo”.
“Adesso il Governo Musumeci si trova davanti ad un bivio – continua l’On. Cafeo – da una parte continuare a boicottare volutamente il settore industriale, assumendosi però pubblicamente la responsabilità dei danni inferti all’economia e all’occupazione e dall’altra cambiare finalmente rotta, prendere atto dell’importanza del settore e provare a immaginare una visione futura delle politiche industriali, nel segno della sostenibilità e della rigenerazione, con il Pubblico finalmente alleato e propositivo rispetto all’investimento privato e non più da ostacolo”.
“Se la scelta ricadrà verso la seconda opzione, non avremo difficoltà, pur nel ruolo di opposizione responsabile, a contribuire insieme allo sviluppo economico dell’Isola – conclude l’On. Cafeo – ma se l’atteggiamento resterà uguale a quello visto fino ad oggi, allora continueremo se necessario anche a fare le barricate per difendere il diritto dei Siciliani ad avere un futuro migliore”.