Professioni

Previdenza medici, parla il presidente dell’Enpam: “Provvedimento ‘saldo e stralcio’ in spregio alla nostra autonomia”

La tenuta del sistema previdenziale dei medici italiani che versano i loro contributi all’Enpam dopo il via libera della quota 100 e della pace fiscale.

Alberto Oliveti, presidente dell’Enpam e dell’Associazione degli enti di previdenza dei professionisti (Adepp) chiarisce i punti salienti in una intervista realizzata a margine di una tavola rotonda sulle prospettive della previdenza e dell’assistenza dei medici, che si è svolta nella sede dell’Ordine dei medici di Palermo, coordinata dal vicepresidente dell’Ordine dei medici di Palermo Giovanni Merlino e dal presidente della Commissione albo Odontoiatri Mario Marrone.

Così il presidente Oliveti sul futuro previdenziale dei medici italiani iscritti all’Enpam, l’Ente nazionale che gestisce la previdenza e l’assistenza dei camici bianchi.

“La Fondazione ha una grande solidità economica con un patrimonio di riserva capace di garantire un futuro previdenziale sostenibile di 50 anni. Significa che, se oggi non ci fossero più versamenti, potremo assicurare le pensioni ai nostri iscritti per almeno altri 13 anni. Le pensioni che eroghiamo non cambieranno rispetto ai provvedimenti del governo nazionale, nessun impatto sugli assegni percepiti. La quota 100 riguarda la previdenza dei soli medici dipendenti che versano i contributi all’Inpis, ma accedere per loro è svantaggioso perché una volta in pensione non potranno più esercitare la professione”.

Ciò che riguarda i medici è invece il provvedimento ‘saldo e stralcio’, che incide negativamente sulle pensioni dei medici.

Per Oliveti, la norma è il ‘vulnus’ della Legge di Bilancio 2019 per i medici che versano all’Empam: “Lo subiamo in spregio alla nostra autonomia, si traduce in minori prestazioni. Le ricadute sui nostri bilanci saranno negative, di conseguenza sulle pensioni. Meno si verserà, più basse saranno le pensioni. I medici che hanno un debito contributivo con la Fondazione con un reddito Isee inferiore a 20mila/30mila euro, a seconda della fascia, hanno diritto di ridurre il dovuto, ma quello che può sembrare un vantaggio immediato, in prospettiva si tradurrà nella corresponsione di minori prestazioni. Comprendo che l’iniziativa sia di consenso politico ma è contro la nostra autonomia”.

La Fondazione Enpam amministra i contributi versati dai medici in modo strategico attraverso investimenti prudenti, ma che abbiano ricavi positivi perché servono a sostenere le prestazioni. E’ una Cassa privata, ma subisce una doppia imposizione fiscale, che Oliveti cerca di cancellare.

Autonomia ed esenzione fiscale per assicurare anche un patto generazionale per il presidente dell’Enpam sono “i nodi” da difendere e patrocinare: “Siamo un Ente più che sostenibile e il patto generazionale che vogliamo rappresentare è prima di tutto un patto professionale, che si sostanzia in una logica di solidarietà: o io metto in atto dei meccanismi perché i giovani possano lavorare domani, o il patto salta. Abbiamo chiesto di portare in modo stabile all’8% quel perimetro di esenzione fiscale sul 5% degli investimenti. Ma una ‘manina’ l’ha cancellata dalla legge di Bilancio”.

I contributi versati non servono solo a pagare le pensioni, ma anche per sostenere chi lavora oggi e i giovani medici che lavoreranno domani.

Alberto Oliveti elenca alcune delle prestazioni destinate ai giovani laureati e agli studenti

del quinto anno iscritti all’Enpam, che possono godere degli stessi benefici, con pari dignità dei colleghi giovani medici: “A loro assicuriamo il prestito d’onore, accesso al credito e mutui agevolati per l’acquisto della prima casa e studio professionale; coperture per le neo mamme o per le studentesse, come il bonus bebè, a tutela della genitorialità perché non diventi motivo di debolezza. E servizi di tipo assistenziale, se un giovane medico diventasse inabile all’esercizio della professione, ha diritto ad una integrazione di pensione fino a 15mila euro l’anno per tutta la vita, anche se iscritto da un solo giorno. E questo vale anche per gli studenti del quinto anno”.

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