Mercoledì 30 Settembre dalle 14.30 alle 19 davanti alla sede MIUR a Roma, il Movimento Professione Psicologo Italia scenderà in piazza per manifestare nuovamente, non solo per l’incognita che ad oggi regna sovrana sulle modalità di svolgimento dell’esame di abilitazione alla professione di psicologo della sessione di novembre, ma anche per la continua attesa del Disegno di Legge sulla laurea abilitante in Psicologia annunciato a spron battuto dal Ministro Manfredi già a metà Agosto.
Ad oggi, tuttavia, non si conoscono ancora i contenuti di tale DDL, né tantomeno vi è stato ancora alcun incontro, come invece promesso dall’istituzione ministeriale, per un confronto sul futuro della professione dello Psicologo e la creazione di un tavolo di lavoro atto alla realizzazione di una disciplina transitoria che riformi l’abilitazione professionale sino a quando il DDL non entrerà in vigore.
E per la sessione d’esame di Stato di Novembre invece? Se hai il raffreddore, rischi l’abilitazione. Può sembrare un’assurdità ma è il timore di migliaia di candidati all’esame di Stato per la professione di Psicologo. Al momento infatti la sessione di esame di Stato del mese di Novembre è normata per svolgersi in presenza nonostante l’emergenza sanitaria non accenni a rientrare. Ma quali sono le precauzioni che il Ministero dell’Università e della Ricerca ha messo in atto per evitare nuovi possibili contagi? La risposta è: nessuna.
Se il banco di prova per un ritorno in presenza del mondo universitario sono stati i test nazionali di ammissione alla facoltà di Medicina e Chirurgia, questo ha dimostrato tutte le fallacità di una simile modalità. Ci sono stati casi nei quali i candidati, pur di non perdere la possibilità di accedere alla facoltà universitaria, si sono presentati al test nonostante la presenza di sintomi da COVID-19, mettendo a repentaglio la salute di altre persone. Questo perché l’unico “dispositivo di sicurezza” atto a garantire la sicurezza sanitaria dei candidati è stata una semplice autocertificazione firmata dagli stessi. E’ da ingenui pensare che, a seguito di mancate soluzioni alternative allo svolgimento in presenza di questi esami, i candidati non siano spinti a dichiarare il falso nelle autocertificazioni pur di non perdere un anno della loro vita nell’attesa di ritentare i test di ammissione. E se ciò è avvenuto per un “semplice” test di ammissione cosa dovremmo pensare accadrà ad un esame che permette l’accesso al mondo del lavoro?
Nel caso degli abilitandi alla professione di psicologo addirittura la situazione sembrerebbe essere ancor più drammatica. Canonicamente, il loro esame di abilitazione si compone di quattro prove differenti da svolgersi in quattro giornate distinte a distanza di settimane l’una dall’altra. Ma cosa potrebbe succedere qualora un candidato dovesse essere posto in quarantena durante il periodo delle prove o risultare avere una temperatura sopra i 37.5°C? Il timore di essere bocciati o non poter sostenere l’esame che permette ai laureati in Psicologia l’ingresso nel mondo del lavoro a causa di ciò è alto.
Vi è inoltre da considerare che la tassa di iscrizione all’esame di abilitazione si aggira mediamente intorno alle 400 euro e deve essere versata entro 60 giorni prima dell’inizio della sessione (16 Novembre). Tuttavia, se il candidato dovesse essere costretto a misure preventive, il rischio è quello di spendere tale cifra senza poter svolgere le prove d’esame, situazione simile a quella avvenuta pochi giorni fa con i candidati ai test nazionali di ammissione alla facoltà di Medicina e Chirurgia.
Come Movimento Professione Psicologo Italia, ci siamo fatti portavoce di tali problematiche e provato da diverse settimane a contattare sia il Ministero dell’Università e della Ricerca che i rettori delle Università nelle quali bisognerà sostenere gli esami in presenza a Novembre, sperando di ottenere una risposta agli interrogativi sopra esposti, non ottenendo tuttavia, da entrambe le parti, alcuna risposta ufficiale in merito.
Per tali motivazioni abbiamo ritenuto fosse opportuno informare la pubblica opinione in merito a tale situazione in quanto, vi è il rischio concreto di generare nuovi focolai di COVID-19 sull’intero territorio nazionale che possono ampliarsi a macchia d’olio a seguito degli spostamenti dei candidati. La speranza è quella di poter instaurare un dialogo costruttivo a tal proposito con le istituzioni preposte di modo da poter proporre soluzioni alternative per ovviare alle problematiche qui esposte.