In un mondo veloce e iperconnesso, caratterizzato da prodotti standardizzati e moda “usa e getta”, i ritmi e i tempi lenti scanditi dal ricamo artigianale potrebbero apparire a molti come un controsenso. Una tradizione antica, che appartiene a un passato ormai lontano.
Eppure, l’antica arte del ricamo andrebbe valorizzata e preservata, trovando nuovi mercati e creando nuove opportunità di business, in grado di rilanciare il “made in Sicily”, così come già accaduto nel settore agroalimentare.
È il caso del “Punto Chiaramonte”, un particolarissimo punto di ricamo, perduto e poi ritrovato una ventina di anni fa da una ricamatrice di Chiaramonte Gulfi (RG), la Signora Vita Firrincieli, e che su telati e reticolati intreccia più fili di lino e cotone per creare figure simili al chicco da caffè, da sistemare a croce o a rettangolo.
Oggi questa antica arte del ricamo, inserita nel 2007 dalla Regione Sicilia nel Registro delle Eredità Immateriali dell’Unesco e mantenuta invita da alcune appassionate ricamatrici della deliziosa città iblea, rischia, però, di andare perduta per sempre.
Se n’è parlato nel corso della manifestazione “Punto (a) Chiaramonte”, che si è svolta a Chiaramonte Gulfi, dal 15 al 22 dicembre, un progetto organizzato dal Comune insieme alla cooperativa Logos di Rosario Alescio e finanziato dalla Regione Siciliana e che si è concluso con una tavola rotonda alla presenza di giornalisti ed esperti del settore, dedicato al futuro dell’arte dello sfilato siciliano.
Nel corso della serata sono intervenuti il sindaco di Chiaramonte Gulfi Mario Cutello, il vicesindaco Elga Alescio, Alessia Gambuzza della cooperativa Logos, lo stilista ragusano Fabrizio Minardo e alcuni giornalisti ed esperti (Nino Amadore de Il Sole 24 Ore, di Gaetano Mineo de Il Tempo e di Romina Ferrante di BlogSicilia e Donnaclick).
Tra gli spunti emersi durante il dibattito, l’idea di riportare alla luce queste tecniche antiche, tramandate da generazioni e generazioni, per ingentilire e impreziosire gli abiti d’alta moda.
Secondo lo stilista ragusano Fabrizio Minardo il ricamo e l’alta moda hanno, infatti, in comune l’unicità. Ecco perché occorre “abbandonare i centrini o i corredi per trasferirsi su capi di alta moda”, così da realizzare “abiti unici e dal valore inestimabile”, capaci di coniugare l’estro artistico all’artigianalità tutta “made in Sicily” e attrarre un pubblico alto spendente.
La vera scommessa sta, dunque, nel dare nuova vita agli antichi ricami siciliani, non più un semplice hobby da svolgere tra le mura domestiche, ma un fonte di reddito certa e sicura per le ricamatrici e gli imprenditori locali e un’occasione di crescita e sviluppo di un intero territorio.
Per farlo occorre formare nuove generazioni di giovani professionisti e mettere in campo politiche di valorizzazione della filiera produttiva regionale, promuovendo al contempo un modello di business slow, improntato alla qualità e sicurezza dei prodotti, alla lentezza e alla sostenibilità.
Per il sindaco di Chiaramonte Gulfi Mario Cutello questa è solo la prima di tante iniziative destinate alla promozione del “Punto Chiaramonte”. L’obiettivo è quello di “creare un movimento, che dia la possibilità ai visitatori di apprezzare questa produzione artigianale”, così come di “individuare quelle linee di finanziamento, che possano consentire di mettere insieme queste ricamatrici”. Il prossimo step sarà la promozione del punto ricamo, presso gli istituti e le case di alta moda.