Ha affidato il messaggio a Facebook. Ed è un messaggio di allarme. A scrivere è Antonio Fiumefreddo, avvocato penalista, amministratore di Riscossione Sicilia, autore in questi mesi di denunce, pubbliche e non solo, sulla gestione della riscossione dei tributi in Sicilia. “La solitudine di queste ore mi spaventa – scrive Fiumefreddo-. Ora temo seriamente per la mia vita”. Un allarme che è stato raccolto da Massimo Giletti conduttore delle’Arena su Rai 1, la trasmissione che più volte si è occupata del caso. Lo stesso Giletti ha detto: “Io stesso ho subito pressioni”.
Ma torniamo. Fiumefreddo: “Sento parlare di obiettivi da colpire e poi di ritorsioni, ed ancora di vendette – dice l’avvocato -. È un linguaggio scomposto ed inquietante. Ed infatti, solo chi sa di aver fatto qualcosa deve temere l’azione della Magistratura così come solo chi è abituato ad usurpare il potere a proprio vantaggio può parlare di ritorsioni. Questa reazione compatta del potere mi conferma che si è sulla strada giusta e cioè che c’è un sistema, un grumo, che da sempre tutela trasversalmente il potere dell’Isola. Scardinare questo sistema è un dovere. Lo dobbiamo ai cittadini normali che rispettano la legge e che chiedono giustizia ed uguaglianza. La solitudine di queste ore mi rafforza nel proposito ed insieme mi spaventa. Ora temo seriamente per la mia incolumità”.
L’altroieri Fiumefreddo aveva affidato il suo sfogo a Mario Barresi, cronista del quotidiano La Sicilia: «Quando dicevo di manine che aiutavano deputati regionali, dicevo il vero. Le indagini confermano altresì che non ci sono più zone franche per nessuno – ha detto Fiumefreddo – e per questo ringrazio ancora una volta il procuratore Zuccaro per l’attenzione dedicata dal suo ufficio ai reati contro la pubblica amministrazione».
E ha aggiunto: «A Catania è accaduto quello che è accaduto, ma lo stesso si è ripetuto anche in altre province». Le indagini sui 9 dipendenti etnei sarebbero «soltanto la punta dell’iceberg». Perché il capo di Riscossione ha presentato esposti a diverse Procure siciliane, in cui ci sarebbero «analoghi trattamenti» ad almeno altri 20 deputati regionali, fra i quali altri due (uno di maggioranza e uno di opposizione) anche nella denuncia che riguarda Catania. Bisognerà vedere se e come queste altre carte, «tutte contenti verifiche puntuali, con il medesimo scrupolo di quelli che hanno dato il via all’indagine di Catania», avranno il medesimo riscontro. Il mantra: «La sporcizia va denunciata e le cose vanno cambiate».