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Scuola: supplenti brevi ricevono stipendio dopo cinque mesi

Il Ministero dell’Istruzione ha finalmente autorizzato i pagamenti a favore di decine di migliaia di docenti, amministrativi, tecnici e collaboratori scolastici che hanno stipulato supplenze per periodi ridotti, spesso per sostituire il titolare di ruolo in stato di malattia. Gli accreditamenti sono stati effettuati grazie alla copertura dei fondi nei POS delle scuole. Il mancato accreditamento dei compensi si trascinava dal mese di aprile ed era esclusivamente legato al problema delle disponibilità finanziarie da parte dell’amministrazione statale.

Marcello Pacifico (Anief-Cisal): Viene da chiedersi quanto altro tempo sarebbe passato se a metà luglio non avessimo presentato formale diffida alla competente Ragioneria territoriale dello Stato, che funge da ufficio pagatore nella provincia in cui si svolge il servizio. Per noi, quanto accaduto è ingiustificabile. Ancora di più perché, con la digitalizzazione dei sistemi di pagamento della PA, il Governo aveva Renzi aveva superato queste problematiche. Invece, ci siamo ritrovati per l’ennesima volta con lo Stato che calpesta gli articoli 35 e 36 della Costituzione. Con lavoratori pubblici lasciati senza il compenso dovuto per oltre 150 giorni, andando anche a ledere il principio di uguaglianza, sancito dalla curia europea e ribadito nei giorni scorsi dalla Cassazione, dei dipendenti precari rispetto a quelli di ruolo.

Dopo cinque mesi di attesa, decine di migliaia di precari della scuola con supplenze brevi tornano ad avere il loro stipendio. “Il MIUR ha finalmente autorizzato i pagamenti, che – scrive Orizzonte Scuola – sono stati effettuati grazie all’evidente copertura dei fondi nei POS delle scuole”. Il mancato accreditamento dei compensi si trascinava dal mese di aprile ed era esclusivamente “legato al problema delle disponibilità finanziarie: se la scuola non ha i fondi nei POS, non può autorizzare il pagamento e gli stipendi non arrivano. Non è un problema di procedure, che sono state rese più snelle. Infatti, con la circolare 6 del 28 ottobre 2016, la Direzione generale per le risorse umane e finanziarie del Ministero ha fornito indicazioni tecniche ed operative per l’attuazione del DPCM del 31 agosto 2016, in cui si disciplinano le procedure per garantire il tempestivo pagamento mensile delle retribuzioni al personale a tempo determinato con incarichi di supplenza breve e saltuaria”.

La nuova procedura prevista dal Ministero dell’Istruzione prevede la comunicazione al sistema telematico per i pagamenti dei dipendenti pubblici NoiPa; lo stesso Miur, “attraverso il sistema di gestione dei POS (GePos) effettua il controllo di capienza e provvede al riparto. Se mancano i fondi si segnala l’incapienza fino al reintegro delle risorse necessarie. Il MIUR invia all’UCB presso il MIUR i piani di riparto elaborati da GePos per assegnarli ad ogni scuola entro i primi 7 giorni lavorativi del mese, fatta salva la possibilità di adottare ulteriori piani di riparto. NoiPa procederà al pagamento tramite due emissioni mensili: una speciale il 18 di ogni mese, l’altra ordinaria alla fine del mese. Il MIUR effettuerà delle verifiche a campione su tutto il territorio nazionale; potrà effettuare ulteriori verifiche anche tramite i revisori dei conti”.

Da un punto di vista procedurale, quindi, il sistema collaudato dall’amministrazione scolastica supera i problemi degli anni passati. Peccato che lo stesso per funzionare abbia bisogno della “materia prima”: i fondi necessari per pagare i supplenti. Se ciò non avviene, è chiaro che la macchina si ferma. E il personale scolastico – insegnanti, amministrativi, tecnici e collaboratori scolastici – che ha stipulato supplenze per brevi periodi, spesso per sostituire il titolare di ruolo in stato di malattia, si ritrova a fine mese senza stipendio. Anzi per cinque mesi consecutivi, percependo quanto dovuto, per il lavoro svolto in primavera, quasi ad estate conclusa. E ciò è accaduto nonostante NoiPA avesse disposto a luglio due emissioni di pagamento speciali proprio per i precari dalla pubblica amministrazione.

“Viene da chiedersi – commenta Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal – quanto altro tempo sarebbe passato, se a metà luglio non avessimo presentato formale diffida alla competente Ragioneria territoriale dello Stato, che funge da ufficio pagatore nella provincia dove si svolge il servizio. Per noi, quanto accaduto è ingiustificabile. Ancora di più perché con la digitalizzazione dei sistemi di pagamento della PA, il Governo Renzi aveva superato queste problematiche. Invece, ci siamo ritrovati per l’ennesima volta con lo Stato che calpesta gli articoli 35 e 36 della Costituzione. Andando anche a ledere il principio di uguaglianza, sancito dalla curia europea e ribadito nei giorni scorsi dalla Cassazione, dei dipendenti precari rispetto a quelli di ruolo”.

“Così, tanti lavoratori pubblici sono stati lasciati senza quanto dovuto per più di 150 giorni, durante i quali hanno dovuto anticipare le spese vive, oltre che quelle per i trasporti, gli affitti e quant’altro, considerando che in tanti sono costretti a muoversi anche di centinaia di chilometri pur di accettare una supplenza di pochi giorni”, conclude il sindacalista Anief-Cisal.

Il giovane sindacato ricorda che chi volesse presentare ricorso con Anief, per ottenere anche la stabilizzazione e i risarcimenti danni, può ancora farlo ricorrendo in tribunale, chiedendo scatti di anzianità, estensione di contratti per l’intero anno scolastico e adeguati risarcimenti danni.

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