“Sapevamo che era difficile uscire con una sospensiva ma l’abbiamo chiesta perché ci è sembrata la cosa giusta. Non c’è stato un pronunciamento sulla legittimità dell’atto perché siamo nella fase della costituzione dell’Ufficio che non ha prodotto effetti”. E’ questo il commento del presidente dell’Ordine degli Architetti di Palermo Franco Miceli sull’Ordinanza del Tar che respinge la sospensiva.
“Se però l’ufficio si metterà in moto per fare delle convenzioni e produrrà effetti concreti che secondo noi sono lesivi alla vita delle professioni, a quel punto torneremo alla carica e faremo un ricorso aggiuntivo al Tar e riproporremo l’istanza cautelare” dice Miceli.
Su cosa si basa l’opposizione dell’Ordine degli Architetti di Palermo all’Ufficio speciale per la progettazione della Regione?
“Sulla organizzazione dell’Ufficio nessuno può dire niente, la Regione legittimamente può istituire una struttura di progettazione, il problema è un altro: nella deliberazione è stato istituito un Ufficio che può fare le convenzioni con qualsiasi ente pubblico, compresi i comuni siciliani, per progettare per loro conto, opere pubbliche. Crediamo che non si possa fare una struttura in questi termini con una semplice deliberazione, ma è necessaria una specifica norma. A livello nazionale, quando si è parlato di istituire un Ufficio speciale per la progettazione, che l’attuale Governo ha ritirato, veniva prevista una legge.”
Nella delibera si fa riferimento alla Lr n°1/2000.
“La legge non dice che si possono fare le convenzioni ma che si può istituire l’Ufficio con il compito di progettazione interna del patrimonio immobiliare regionale e capisco anche di qualche opera pubblica di particolare necessità, ma che si organizzi un sistema vasto, un carrozzone che deve fare progettazione per tutta la Sicilia, fatta magari da persone che non hanno competenze perché nella loro vita hanno fatto solo attività amministrativa, questo è un altra cosa, si intralcia il libero mercato. I comuni devono fare progettazione con risorse interne e se non hanno requisiti e capacità devono rivolgersi all’esterno, al libero mercato regolato dal codice degli appalti”.
Il problema è che spesso i Comuni non solo non hanno tecnici all’interno per progettare ma neppure risorse economiche per rivolgersi all’esterno.
“Quando si centralizza tutto, in un colpo si ammazzano i professionisti siciliani che operano con difficoltà nel campo delle opere pubbliche, con le gare fatte al massimo ribasso, in molti casi sotto la soglia del milione. Si penalizza una parte importante dell’attività produttiva della nostra Regione che incide in modo consistente sul Pil”.