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Ho conosciuto Vannino Occhipinti, nel lontano dicembre del 1982, in occasione della riunione di corrente dei comunisti di Legacoop Sicilia in preparazione del Congresso Regionale e poi nazionale di Legacoop. Congresso Regionale che si è poi svolto all’hotel Costa Verde di Cefalù nel dicembre del 1983. A guardare adesso, a ritroso, non solo, una data temporalmente prossima ai 40 anni, ma anche storicamente collocata nel secolo, che il grande storico inglese, Eric Hobsbawm, ha definito ” il secolo breve”.
Allora la Legacoop, aveva una “governance” interna che traeva alimento dalle correnti partitiche organizzate. Già in quell’occasione, nel breve e sintetico intervento di tuo Occhipinti nella riunione di corrente dei comunisti, che si è tenuta nello storico palazzo Gravina di Corso Calatafimi, dal 1979 sede del PCI siciliano, ebbi modo di notare la puntualità e la competenza di questo cooperatore cinquantenne che ragionava con pragmatismo unitario di vecchio militante bracciantile.
Un militante, Vannino Occhipinti, come si usava dire allora, cresciuto e forgiatosi (ho saputo successivamente), nel lavoro di bracciante e nelle lotte di quella grande fucina di quadri che è stato il quartiere “Chiafura” di Scicli, dove era nato e cresciuto, e, dove, fino ai primi anni novanta, abitava. Quindi, in pratica, un autodidatta. “Chiafura” è il quartiere più esteso di abitazioni degli “ingrottati” di Scicli, al pari di Matera, Modica e Ragusa/Ibla.
Occupandomi di Cooperative di Produzione e Lavoro, prima, e di Cooperative di Servizi, poi, nel corso del decennio successivo al 1982, da Dirigente Regionale di Legacoop Sicilia, ebbi modo di incrociarlo in altre occasioni e di continuare ad apprezzarne la ponderatezza e l’equilibrio del cooperatore imprenditore, che, nella Direzione Regionale di Legacoop Sicilia, rappresentava in quanto Presidente, la seconda cooperativa agricola (dopo la Rinascita), per fatturato ed importanza della Sicilia ed una delle più importanti del mezzogiorno d’Italia: la Cooperativa Risorgimento di Donnalucata-Scicli, di cui era stato fondatore e artefice, insieme ad altri produttori del territorio, del successo imprenditoriale.
Per me, giovane dirigente cooperatore, figlio di contadini e cresciuto a pane ed aratro, un mito. Per queste motivazioni e con questo spirito di apprendere, quando nel febbraio del 1991, assunto il gravoso incarico di Presidente dell’ARCAS (Associazione Regionale Cooperative Agroalimentari Siciliane), cominciai a sentirlo settimanalmente, prevalentemente telefonicamente, ma anche di presenza in lunghi incontri serali, ameni e piacevoli, suo ospite, nello storico Hotel – Trattoria di Donnalucata (oggi, ristorante dell’Hotel Acquamarina), frazione di Scicli.
La trattoria dal profetico e scaramantico nome italianizzato “al Sorcio”, ma da tutti universalmente conosciuta come “u surici”, l’unica, allora, disponibile e aperta tutto l’anno su tutto il litorale (prima del fenomeno-ciclone Montalbano), di proprietà dell’amico di Vannino Occhipinti, Claudio, gaudente, spassoso, eccellente cuoco e gran gourmet, capace di arrivare a 2 cercare la mattina pesce fresco fino ad Avola o a Licata, pur di trovare la tipologia di pescato che cercava per soddisfare qualche desiderio espresso dalla sua affezionata ed esclusiva clientela amicale serale. Già, anche di questo, fra l’altro, sono grato a Vannino Occhipinti: di avermi fatto scoprire, attraverso il suo alto senso dell’ospitalità, per così dire in anteprima, rispetto al resto dell’Italiani, uno degli angoli della Sicilia, paesaggisticamente più incantevoli e contemporaneamente carico di millenni storia e tradizioni che gli uomini, con la loro impronta, sin dalla preistoria, attraverso i secoli hanno voluto lasciare a noi in eredità.
Queste consultazioni e questi nostri incontri si prolungarono per oltre un quinquennio, nel corso dei quali, ho appreso non solo tante nozioni agronomiche sulla serricoltura e quello che ha rappresentato economicamente per la Sicilia, per la cosiddetta “fascia trasformata” da Licata a Pachino ed in particolare del Ragusano. Cioè del comparto agricolo che da solo, produceva e rappresentava ¼ dell’intera PLV (Produzione Lorda Vendibile) dell’Agricoltura Siciliana e di cui le Cooperative aderenti a Legacoop erano leader imprenditoriali sul territorio e sul mercato. Incontri e “chiacchierate” telefoniche, a volte anche animate, perchè si è trattato di gestire, oltre all’ordinarietà dell’attività politico sindacale, in quel 1° quinquennio degli anni novanta, sia il cambio di passo, anche in agricoltura, degli scialaquatori anni ottanta della Regione Sicilia, sia il difficile e complesso periodo del crac post “AICA” .
Proprio nel corso di quegli anni ho avuto modo di conoscere ed apprezzare anche le doti umane dell’uomo che, nonostante l’elementare scolarizzazione, e nonostante la sua proverbiale riservatezza, era diventato un “maestro” dell’arte del produrre in agricoltura, in grado di interpretare e tradurre, nel pratico, nozioni complesse di agronomia e di mercato agricolo, tanto da diventare uno degli artefice e un protagonista della rivoluzione agronomica che ha investito, nel trentennio di fine secolo scorso il vostro territorio e contemporaneamente emergere come uno dei leader fra i cooperatori produttori agricoli. Dunque una personalità complessa e di spessore nel suo essere semplice e a portata di mano, forgiatasi e “cresciuta sul campo”, quindi interlocutore privilegiato e punto di riferimento per noi giovani dirigenti; almeno per me.
Ecco perché, ancora una volta, mi ha sorpreso quando nei primi mesi del 1997, portata a conclusione la partita AICA, mi ha comunicato la sua intenzione di lasciare la presidenza della Cooperativa Risorgimento. Superato il giro di boa delle difficoltà dei primi anni novanta, comprese le novità intervenute anche nel sistema politico italiano, consapevole che l’entrata in vigore della primo settennio di programmazione della PAC e delle regole collegate, una nuova stagione del ciclo economico ed un nuovo contesto competitivo era iniziato, interpretando con lucidità e chiarezza, il nuovo e più ampio spazio di mercato da presidiare, nel quale la Cooperativa da Lui creata e presieduta doveva operate, con umiltà e grande senso di responsabilità, allevato ed allenato ad un’altra ed alta scuola di Dirigenti Cooperatori, mi/ci comunicava la volontà di lasciare i vertici della cooperativa.
Non escludo, da persona intelligente e perspicace quale era, che questa sua decisione fosse, anche frutto dei periodici e intensi e franchi incontri delle mie frequenti visite sul territorio, accompagnato, spesso, da quel grande costruttore cooperativo che dal 1995 3 era divenuto il nuovo Responsabile Nazionale del Comparto Ortofrutticolo dell’ANCA (oggi Legacoop Agroalimentare), il compianto Romeo Lombardo. Ricordo, le difficoltà iniziali da me incontrate nel far capire al buon Romeo Lombardi, le notevoli potenzialità imprenditoriali che da neofita esperto di sistemi agroalimentari, intuivo nel patrimonio delle 4 più grosse cooperative di serricoltori aderenti a Legacoop posizionate lungo tutta la fascia trasformata.
Diciamo che, la crisi della fine anni ottanta e dei primi anni novanta che aveva investito tutto il settore agricolo, le stragi mafiose e la transizione dalla prima alla seconda repubblica, avevano creato un affievolirsi dello spirito meridionalistico interno a Legacoop e i conseguenti atteggiamenti di disattenzione e scetticismo, per non dire di pregiudizi, sulle possibilità di crescita della cooperazione nelle aree meridionali e in Sicilia in particolare. Tuttavia, da grande dirigente quale era, l’esperto, curioso e generoso Romeo, ha accettato, dopo molte insistenze, la mia sfida di venire a constatare di persona le potenzialità economico imprenditoriali di cui lo bombardavo nei nostri incontri romani. Credo che, per certi versi e senza dubbio, anche la personalità e l’aiuto che mi ha dato nei successivi ripetuti incontri delle nostre incursioni sul territorio, hanno contribuito a far maturare il grande impegno progettuale che ne è scaturito nel decennio degli anni successivi, che tante risorse economiche, investimenti e ricchezza economica a portato nel comparto serricolo e di cui Romeo Lombardi è stato senza dubbio l’ideatore e il sapiente regista; a partire dalla MOC Mediterraneo, i Contratti di Programma, quelli di Filiera, per completare con il travagliatissimo grande sogno delle fusioni con APOFRUIT, purtroppo, Ahimè, abortito.
Ma questa è un’altra storia, non gestita da Vannino, ma che tu conosci molto bene. Ecco il grande lascito, per sommi capi che, quell’infaticabile lavoratore del tuo compianto papà, Vannino, lascia a me. Se mi permetti, nell’esprimerti e rinnovarti le mie condoglianze, voglio condividere, pubblicamente, non solo con te, ma anche con altri cooperatori di questa nostra Legacoop, carica dei suoi 135 anni di storia, di cui Vannino Occhipinti ha certamente contribuito a scrivere un piccolo ma significativo e importante paragrafo, con l’auspicio che il suo sia di esempio per i nuovi cooperatori. Soprattutto per i giovani che sempre più numerosi, auspico, tornino a guardare alla formula cooperativa, quella vera, basata sulla solidarietà, la funzione sociale, l’alterità e il rispetto degli altri, innanzitutto con lo stesso spirito e gli stessi insegnamenti che Vannino Occhipinti sin dal primo incontro ha trasmesso a me: l’umiltà, la competenza, il grande senso del dovere, la modestia, la riservatezza, la curiosità, l’anelito per un mondo più giusto, la consapevolezza del ruolo e del carico di doveri verso gli altri, l’alto senso della moralità e dell’onesta, a partire da quella intellettuale innanzitutto. Per concludere, nell’inviarti un abbraccio che avrei voluto esprimerti di persona, diciamo che tuo Vannino ha, inconsapevolmente, messo in atto le conclusioni a cui era pervenuto agli inizi del “secolo breve”, il grande economista, Alfred Marshall: “Alcuni movimenti hanno un elevato scopo sociale, altri invece un fine economico, soltanto le cooperative le hanno entrambi”.