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Vino da tavola, è crisi profonda. Trapanese in ginocchio

Resta alta l’attenzione sulla crisi dei prezzi del vino da tavola. I vertici della Cia Sicilia Occidentale, che nei giorni scorsi avevano già lanciato l’allarme sulla grave situazione che si è venuta a creare per la sovrabbondanza di produzione su tutto il territorio nazionale, hanno incontrato ad Alcamo alcune cantine del Trapanese per fare il punto della situazione e attuare tutte le iniziative necessarie per coinvolgere le istituzioni e uscire da questa fase di stallo, a cominciare dalla richiesta di un incontro con l’assessore regionale all’Agricoltura Edy Bandiera.

“C’è una grave crisi di mercato in atto e sotto gli occhi di tutti che sta mettendo in ginocchio la zona del Trapanese che, ricordiamo, è la provincia italiana più vitata. Occorre un intervento deciso per scongiurare il peggio e permettere a centinaia di aziende di continuare a sopravvivere”, ha commentato Antonino Cossentino, presidente della Cia Sicilia Occidentale. All’incontro era presente l’onorevole Antonio Lombardo del Movimento 5 stelle, componente della commissione agricoltura della Camera dei deputati, che nel corso dell’incontro ha annunciato la presentazione di un’interrogazione parlamentare sulla questione. Presenti le cantine Petrosino, San Francesco Di Paola, Fiumefreddo, Sant’Antonino.

Il prezzo attuale in Sicilia del vino comune – una volta identificato dalla normativa come “vino da tavola” – è ancora sotto i 2 euro per ettogrado, circa 15-20 centesimi al litro. Lo scorso anno veniva invece venduto a 40-45 centesimi, prezzo sempre inferiore rispetto alla media dell’Ismea (54 centesimi). I dati sulle giacenze, secondo il bollettino “Cantina Italia” emesso inel marzo scorso dall’Ispettorato centrale della tutela della qualità e repressione frodi del Ministero (ICQRF), dicono che il Veneto detiene circa 1.8 milioni di ettolitri (+350 mila rispetto a un anno fa). Giacenza quasi doppia rispetto a quella siciliana (poco più di un milione di ettolitri) dove però la superficie vitata per il vino comune è il doppio rispetto a quella veneta (quasi 9 mila ettari contro 4360). E’ l’Emilia Romagna, comunque, a fare la parte del leone con oltre 4 milioni di ettolitri di giacenza attuale, seguita dalla Puglia (2,2 milioni).

Il vino comune non ha un disciplinare rigoroso come Doc e Igt. E’ regolamentato dal Testo unico (legge 238/2016) che prevede ad esempio una resa massima di 500 quintali di uva per ettaro (tra i 350 e i 400 ettolitri di vino). In Sicilia, a seconda del tipo di coltivazione, intensiva o meno, la resa si aggira tra i 160 e i 200 quintali. Oltre ad abbassare questo tetto di 500 quintali a 250, la Cia Sicilia Occidentale chiede una maggiore attenzione sui controlli straordinari nei confronti di quelle aziende che, a qualsiasi latitudine, abbiano presentato dichiarazioni di raccolta anomale. E chiede anche la messa al bando definitiva dello zuccheraggio del vino, concesso dalla normativa europea in Francia e in Germania ma anche in alcune zone dell’Italia (Valle d’Aosta, Trentino e nella provincia di Belluno). Nel resto del Belpaese, invece, lo zuccheraggio viene considerato una frode, un reato penale.

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